Confcommercio: possibile diminuire pressione fiscale
Proprio in questi giorni in cui è stata ridimensionata dal Fondo monetario la crescita del PIL italiano, arriva una notizia di speranza da parte della Confcommercio: il calo della pressione fiscale è possibile. Certo, alla luce delle ultime notizie, questa, seppure positiva, sa più di autoconvinzione e automotivazione che di reale possibilità. Ma come stanno veramente le cose? In realtà la possibilità che la pressione fiscale, attualmente registrata attorno al 43% circa, possa diminuire è concreta, ma non prima di 3 anni.
Secondo la Confcommercio, infatti, nel triennio 2017-2019 questa potrebbe scendere fino al 40% il che non significa tirare un vero e proprio sospiro di sollievo ma almeno iniziare a sperare in una qualche possibilità di ripresa. Difficile certo, soprattutto in alcuni territori come quello del casertano dove la nota economica riferita al 2015 e commentata nel corso di una conferenza stampa dal presidente della Camera di Commercio di Caserta, Tommaso de Simone, non lascia ben presagire. E tuttavia sembra che anche qui i margini di miglioramento ci siano e sarebbero tutti nelle mani delle imprese.
Come mettere in atto tutto questo? Si dovrebbe patire proprio da uno sgravio fiscale per le imprese, rinnovando poi le infrastrutture e incentivando le start up. E quindi siamo al cane che si morde la coda perché si dovrà sempre e comunque attendere il fatidico triennio in cui le tasse, appunto, potrebbero essere rimodulate verso il basso. Intanto però le imprese languono, c’è chi non riesce a mantenere il minimo di fatturato ed è costretto a chiudere. Ma non è un problema solamente delle aziende, anche i cittadini sono fin troppo pressati dal punto di vista fiscale.
Certo, si cerca di risparmiare, soprattutto tagliando le spese superflue, fino a rivedere anche le spese per bancarie. Per esempio un trend degli ultimi tempi è l’apertura di conti online a zero canone, come conto adesso (approfondimento su http://www.cartedipagamento.com/conto-adesso.htm), anche perché ormai l’italiano medio sta perdendo fiducia nelle banche e affida sempre più spesso i propri risparmi, qualora li abbia, al materasso piuttosto che a queste. Certo, si può obiettare che così non ci sarà crescita, ma fino a quando la diminuzione della pressione fiscale non sarà una realtà sarà difficile per la maggior parte degli italiani pensare di investire.