GFF16. Maccio Capatonda al Masterclass: “Mai stato alla ricerca del tormentone”
“La comicità ha differenti livelli di interpretazione: una lettura più critica tende a preferire la satira, mentre si ride di spirito, di pancia, sempre a cospetto della frase idiota. La mia, il più delle volte, è la battuta meno ricercata”. Maccio Capatonda ha spiegato così la sua filosofia artistica ai numerosissimi giurati della Masterclass.
L’interprete più celebre della comicità in pillole si è raccontato con estrema umiltà agli oltre cento ragazzi che sono accorsi entusiasti nella speranza di ascoltarlo. “I cortometraggi e lungometraggi che realizzo non hanno un metodo, perché spesso nascono mentre sono intento a fare altro. Non c’è quindi un modus operandi standard, ma cerco sempre di puntare alla realizzazione di prodotti che mi piacciano, mi dicano qualcosa, e non siano mai dipendenti dalle richieste dei produttori. Lo stesso accade per le battute più celebri, quelle per cui vengo ricordato: sono figlie del mio gusto personale e non dell’ambizione che diventino ogni volta dei tormentoni”.
Divenuto celebre al grande pubblico grazie a piccoli sketch, Capatonda oggi si è volto quasi interamente ai lungometraggi. “Ieri ho finito di scrivere la sceneggiatura del mio ultimo film è quasi sicuramente inizieremo a girarlo a Settembre. Per arrivare a questo punto, però, ci sono voluti nel mezzo decine e decine di prove: dai 9 ai 13 anni, ad esempio, ho girato tre film horror che ambivano a far paura e invece facevano ridere. Oggi, nonostante tutto, continuo a divertirmi facendo il lavoro che amo e posso considerarmi un uomo fortunato”.