Video strage di Nizza, le lettere di due lettrici al direttore Montone
Chi ci ha seguito in questi ultimi giorni ha anche visto in quale vortice di critiche siamo stati risucchiati. Minacce, accuse, offese, segnalazioni FB provenienti tutte da persone appartenenti una sorta di vasta area probabilmente vicina ad alcuni centri sociali Francesi il cui scopo era minimizzare l’accaduto e impedire che la gente vedesse quello che realmente era accaduto. Insomma un gruppuscolo “sinistroide” pro islam o addirittura pro ISIS.
La scelta di pubblicare quei video della strage di Nizza del 14 luglio sulla Promenade si è basata nel mostrare concretamente cosa è successo rispettando millimetricamente il codice deontologico e la legge. Tante sono state le critiche e gli insulti ricevuti pubblicamente e privatamente sulla pagina, la stessa bloccata momentaneamente assieme ai profili di chi la gestisce. Però MILIONI sono stati gli attestati di stima per un’informazione senza “paraocchi”. Abbiamo infatti totalizzato 30 milioni circa di interazioni tra sito e pagina FB; centinaia di migliaia di condivisioni e like ai video. Siamo stati contattati dalle più grandi agenzie internazionali. Nonchè abbiamo raggiunto quasi la cifra di 50 mila like alla pagina divenendo solidamente il 5° giornale campano appena dietro i grandi colossi editoriali.
Noi siamo una testata indipendente, non riceviamo nessun finanziamento statale: tutti i giorni investiamo sudore e denaro per portare un piccolo progetto (dato fallito dagli altri) che ad oggi è punto di riferimento sia per molte agenzie di stampa nazionali ed internazionali, sia per i cittadini Aversani che di tutta la Campania.
Quella che vi pubblichiamo dei messaggi aperti di due lettrici inviati tramite facebook.
“Egregio direttore, lei le definisce persone sensibili e sbaglia, si tratta solo di ipocriti.
Si è mai sentito di censure su immagini degli anni di piombo? O sulla strage di Capaci? O ancora inerenti le millemila guerre dal Vietnam all’Iraq passando per la Bosnia?
Mai. C’è chi persino su tali tragedie ci ha vinto dei premi.
Avesse lei la malaugurata idea di proporre censura sulle immagini di Auschwitz scoprirebbe che proprio quelli che lei definisce sensibili si mobiliterebbero con bordate d’insulti.
Perchè ci sono tragedie di cui si deve sapere tutto, da cui si deve rimanere turbati, profondamente e ve ne sono altre che vanno censurate, meglio se minimizzate e di questo passo chissà, forse anche taciute.
Io non amo le immagini splatter, nemmeno nei film, nè amo chi indugia fin dentro le ferite delle vittime, ma esigo, pretendo, di rimanere turbata in modo devastante dalle tragedie attuali. Meritano l’indignazione più profonda.
Oppure adeguiamoci e passiamo solo le immagini nelle quali ci rincorriamo per i parchi a cercare i Pokemon.
Oggi ci vogliono così, lobotomizzati , imbecilli e amenamente ignari”. Daniela Marcandelli
“Purtroppo viviamo in un contesto sociale con un’arma pericolosissima, Facebook e gli altri social network, che permette di esprimersi anche se non si hanno i “neuroni collegati” o più semplicemente la conoscenza dei fatti. Credo che l’ignoranza e il sensazionalismo ormai abbiano preso il sopravvento sul buon senso e buon gusto per cui tutti si sentono autorizzati ad aprire bocca e a dargli fiato sopravvenendo a quelle regole di buon senso e dignità che appartenevano ad un epoca ormai dimenticata (la generazione di un trentennio fa per intenderci prima dell’avvento delle tv commerciali, mezzi di comunicazione di massa e di quello che ne è conseguito nel bene e nel male). Ora c’è molta più circolazione di “informazione” e la cosa è positiva, ma sta a noi sviluppare la coscienza di ascoltatori e ricettori di notizie al di là dei finti sensazionalismi. Ho molta stima per le persone che si mettono in gioco e non si nascondono dietro falsi paradigmi purtroppo la possibilità di arrivare ovunque ti espone anche ad un certo tipo di considerazioni frutto di ignoranza e “voglia di dire qualcosa”. E’ la doppia faccia della medaglia. Fatte queste considerazioni, sicuramente superflue, le auguro buon lavoro.” Monica Fioravanti