Caserta. Il periodo estivo di un lavoratore del Bacino di Crisi

Cari politici, oggi vi scriviamo per dirvi di come si svolgerà la nostra vacanza. La generazione di oggi, che legge sui giornali della crisi del lavoro pensa che la colpa sia dei lavoratori, ditemi voi cari politici se questa è vita, privandoti di tutto il superfluo perché non puoi permettertelo. Ditemi voi signori cari che speranza ha un lavoratore oggi se ogni ideologia è fallita ed il dio denaro, in adorazione al quale ci hanno cresciuti, ci ha abbandonato. Ditemelo voi signori politici, perché io mi sforzo ogni giorno di trovare una risposta, ed ogni giorno vivo l’ennesima, bruciante sconfitta. Oltre a questo sfogo vogliamo ricordare che, l’ultimo Rapporto Istat sulla povertà in Italia indica che nel nostro beneamato Paese, vi sono 4milioni 598mila persone che vivono in povertà assoluta, numero più alto dal 2005; Euronote n°3 del 17/6/2016, sempre citando uno studio U.E, descrive come la povertà di reddito, negli ultimi anni, ha colpito più i giovani che gli anziani; tale dato risulta ben evidenziato in un Dossier non recente (aprile 2015) realizzato da Luca Ricolfi sulla Diseguaglianza Economica in Italia e nel Mondo descrivente molto bene la suddivisione della Società Contemporanea in tre classi di distinzione.

Il rapporto prosegue indicando come il tasso di “deprivazione materiale”, che impedisce le ferie ad un lavoratore riguarda le famiglie che non possono permettersi almeno quattro di nove elementi uno dei quali riguarda appunto le ferie, ma altri, ancor più importanti riguardano la capacità di affrontare oneri finanziari imprevisti come, comprare una lavatrice o un auto, avere una alimentazione ed una abitazione adeguata, ivi compreso la capacità di far fronte regolarmente al pagamento di mutuo -affitto. Una situazione allarmante, che peggiora giorno dopo giorno. Si tratta di un chiaro meccanismo di fuga, nel quale gli esseri umani affermano di volere la libertà, ma in realtà ne hanno una gran paura, perché pensano di non essere in grado di sostenerne il peso. E così si convincono che sacrificare la propria esistenza in cambio della sicurezza economica derivante da un lavoro totalizzante rappresenti l’unica soluzione, la migliore, anche quando quella scelta li sta allontanando dal raggiungimento della felicità. Chi detiene il potere ne è ben consapevole e non perde occasione per approfittarne, condannando i più a una non-esistenza. Le ferie rappresentano l’ennesima prova del fatto che i lavoratori salariati non sono altro che dei moderni schiavi. Nella Società Capitalistica i datori di lavoro scandiscono i ritmi di vita dei propri subordinati, stabilendo sia quando essi devono lavorare che quando devono riposare, indipendentemente dalla reale volontà dei dipendenti. Così come un vero schiavo, il lavoratore salariato non si riposa quando è stanco, non resta a casa se non ha voglia di andare al lavoro, o magari ha di meglio da fare, non si rifiuta di sbrigare un compito che gli è stato assegnato per quanto odioso esso sia, perché la paura di essere licenziato lo pietrifica, rendendolo docile, ubbidiente e servizievole, ma soprattutto la stessa paura lo tiene lontano dalle ferie. Nella Società Capitalistica le reali esigenze di un essere umano passano in secondo piano rispetto al lavoro, che invece assume un ruolo centrale, perché il sistema non è finalizzato a generare benessere, felicità e libertà ma profitto. Già lo stesso termine “dipendente” sottolinea che la vita dei lavoratori dipende dalle esigenze di qualcun altro, vale a dire dei datori di lavoro, che li utilizzano come fossero degli oggetti e non degli esseri umani. Ogni anno, però, gli schiavisti concedono ai propri asserviti un breve periodo di riposo dalla coatta e totalizzante attività lavorativa.

In questo breve lasso di tempo, molti lavoratori si mettono freneticamente in viaggio, non perché ne abbiano una vera necessità o ne nutrano una sincera necessità, ma perché così fan tutti. In quei periodi i luoghi turistici sono sempre affollati, e il viaggio intrapreso con la speranza di trovare un po’ di relax, si trasforma facilmente in un incubo ancora più stressante della quotidianità, dal quale si torna a casa più stanchi e stravolti di quando si è partiti.Riflettendo si comprende che un altro degli scopi del meccanismo delle ferie forzose è quello di rendere i lavoratori ancora più poveri, inducendoli a spendere quel denaro che con tanta fatica sono riusciti a racimolare durante tutto il resto dell’anno, così da non poter fare altrimenti che correre nuovamente nelle braccia dei capitalisti a fare gli schiavi. Alcuni affermano di aver bisogno di un periodo di vacanza per rilassarsi, distrarsi ed evadere; un’affermazione che dovrebbe indurli a riflettere profondamente, dal momento che nessun essere umano che sperimenta una quotidianità appagante maturerebbe il desiderio. Se si prova un disagio a causa del lavoro è di fondamentale importanza riappropriarsi del tempo esistenziale necessario per sviluppare il proprio essere, magari chiedendo un part-time o concordando una riduzione d’orario. Altri riescono a combinare passione e lavoro, minimizzando così gli effetti dovuti alla costrizione lavorativa. Dal mio punto di vista la vera soluzione consiste nel ripensare l’attuale modello di società, rimettendo al centro l’essere umano e i suoi veri bisogni, ideando un sistema economico che sia finalizzato al benessere collettivo, di certo non come quello attuale che insegue il profitto invece che la felicità.

Esplora il significato del termine: E poi ci guardano a noi lavoratori, si rivolgono a noi ed hanno il coraggio di dirci: voi siete la forza del futuro, voi siete la speranza il lavoro ripartirà grazie a voi . Noi che purtroppo vediamo la nostra ideologia perdente, vediamo i nostri valori persi, ma soprattutto ci sentiamo dei perdenti, perché non siamo più in grado di offrire una vacanza alle nostre famiglie. Noi lavoratori non abbiamo neppure la possibilità di affittare un buco di monolocale,di pagare le tasse, e non solo perché non ha abbiamo sostegno economico, ma perché per affittare un appartamento è necessario un contratto di lavoro. Tra di noi ci sono giovani lavoratori che non sono più pronti a fare una famiglia, sono consapevoli che per mettere al mondo un figlio ci vuole solidità. A questi giovani lavoratori restano pochi anni, ma purtroppo resta quel desiderio che oggi sembra lontano anni luce. Noi lavoratori del Bacino di Crisi Caserta non tolleriamo di venire additati come la causa dei nostri mali, perché nessuno non vuole andare a raccogliere i pomodori o lavare i piatti nei ristoranti, quando la società in cui vive ci ha venduto l’illusione di una vita migliore per quelli che lavoravano in maniera dignitosa, rimangiandosela poi in modo vergognoso e scaricando persino la colpa su chi, a questa illusione, ci ha creduto.

Oggi tutti noi ci allarmiamo, quando nemmeno troppo velatamente vengono inseriti i lavoratori nella categoria dei “bamboccioni”, senza che nessuno si sia preso il disturbo di scoprire che nell’arco della nostra vita abbiamo cambiato 18 appartamenti, vissuto in 7 città differenti. E la cosa più importante di tutte è che noi rappresenta migliaia di giovani preparati, svegli, intelligenti, con potenzialità e idee e voglia di fare, ma che lentamente si stanno spegnendo in una società che non ci rappresenta minimamente, non dando a noi alcuna opportunità, e quando la suddetta opportunità viene data ci si preoccupa subito di precisare che “oggi lo stipendio è obsoleto, passato in secondo piano, che l’azienda è fallita, che non si lavora più per quello ma per prestigio e crescita personale”. Cari politici, noi lavoratori del Bacino di Crisi Caserta così viviamo il nostro periodo estivo, ma soprattutto cerchiamo di sopravvivere per andare avanti, cercando di credere ancora nella “Speranza”.

Bacino di Crisi Caserta

Redazione

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