Napoli. Rischio chiusura Centro Ester, Puglia: “Regione responsabile di tale crisi”
“Il Centro Ester non può morire. Sono pronto lottare in ogni sede, anche a scendere in strada accanto a dipendenti e operatori di questa storica istituzione, per impedire che chiuda l’unico punto di riferimento per ragazzi, anziani, disabili e quanti provano ad uscire dal disagio e dall’abbandono in cui versa la periferia di Napoli”. Così il senatore del Movimento 5 Stelle Sergio Puglia, che nell’aula di Palazzo Madama ha sollecitato una risposta all’interrogazione presentata lo scorso 21 luglio, nella quale chiedeva al Governo un intervento tempestivo per evitare il fallimento del Centro Ester, associazione che ha sede nel quartiere Barra e che da sempre svolge attività di tipo sociale, educativo, sportivo, culturale e sanitario.
Convenzionato con il servizio sanitario nazionale, il Centro opera nel settore della riabilitazione e attualmente eroga oltre 300 prestazioni giornaliere, di tipo ambulatoriale e domiciliare, e 50 prestazioni semiresidenziali. Nonostante ben tre accordi sottoscritti con l’amministratore Gino Russo, ai 90 dipendenti da circa tre anni non vengono corrisposti gli stipendi.
“In quanto ente no profit – ricorda il senatore Puglia – l’associazione ha l’obbligo di reinvestire gli utili in attività sportive, culturali e sociali e per anni la squadra di pallavolo femminile del Centro Ester, che aveva raggiunto tali livelli di prestigio da riuscire ad essere autonoma, contrariamente a quanto sostenuto, per quello che risulta agli interroganti slealmente, dai manager del centro, secondo i quali la squadra di pallavolo avrebbe assorbito per anni buona parte delle entrate”.
Nella sua interrogazione, il senatore Puglia sottolinea che il rischio di fallimento del Centro sarebbe da imputarsi ad una “gestione dissennata e poco trasparente, unita responsabilità della Regione Campania, in puntuale ritardo nel pagamento delle prestazioni sanitarie e rimasta totalmente indifferente, sebbene messa a conoscenza dello stato di stress in cui si trovano a operare i dipendenti che prestano il loro servizio accanto a disabili, per la gran parte minorenni, ma che non hanno mai fatto mancare professionalità e dedizione”.