Napoli. Vomero, altre saracinesche abbassate nel quartiere collinare

“Il Vomero è unanimemente riconosciuto come uno dei quartieri più attivi, dal punto di vista commerciale, del capoluogo partenopeo, ma negli ultimi anni ha fatto registrare allarmanti segnali di una forte quanto perdurante crisi”. Lo dichiara Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari.

“Il numero di attività commerciali che hanno chiuso o si sono trasferite, a causa dei costi elevati di gestione, è aumentato costantemente col passare del tempo. Basta fare una passeggiata lungo i due chilometri quadrati che corrispondono all’estensione territoriale del quartiere collinare per osservare, da via Scarlatti a via Luca Giordano, da via Kerbaker a via Alvino, tante saracinesche abbassate; l’ultima è di un un negozio di articoli cinesi che si è aperto pochi anni addietro proprio in via Luca Giordano”.

“A seguito della chiusura di diverse attività commerciali è arrivata la desertificazione di alcune zone ma anche un conseguente calo dei livelli occupazionali – prosegue Capodanno -. Passando ad un analisi più dettagliata del fenomeno, tra i fattori da prendere in considerazione, accanto all’influenza, a carattere più generale, di una crisi economica che colpisce, contemporaneamente, il potere d’acquisto dei consumatori e quello degli stessi commercianti, va anche considerato il dato specifico che il quartiere collinare, per la gran mole di esercizi commerciali presenti, circa milleseicento su appena due chilometri quadrati di superficie, era, ma oggi evidentemente non lo è più, uno dei principali punti di riferimento anche per gli acquirenti della vasta area che comprende gli altri quartieri partenopei e i comuni della provincia, i quali arrivavano con mezzi propri”.

“Purtroppo, e non da oggi, il quartiere collinare partenopeo si trova alle prese con notevoli quanto irrisolti problemi relativi al trasporto pubblico e alla viabilità, aggravati dalla chiusura, dal 1° agosto scorso e per la durata di trecento giorni, della funicolare Centrale che, prima del fermo, trasportava mediamente 28mila passeggeri al giorno – puntualizza Capodanno -. Inoltre l’adozione di dispositivi di pedonalizzazione, che hanno interessato assi fondamentali, quali via Scarlatti e via Luca Giordano, sottraendo tra l’altro, posti per la sosta, non accompagnata dalla contestuale creazione di infrastrutture fondamentali, quali i parcheggi pubblici, a disposizione dei non residenti, a partire da quello, atteso da circa quarant’anni, sotto i viadotti della tangenziale in via Cilea, ha contribuito a scoraggiare i potenziali acquirenti che un tempo raggiungevano, con le proprie autovetture, il quartiere, anche da fuori città, e che ora devono fare i conti, tra le altre cose, con i ticket esorbitanti dei pochi quanto insufficienti parcheggi privati presenti sul territorio”.

“ A questo punto – sottolinea Capodanno- il Vomero si è via via uniformato ad altre realtà cittadine. E’ scomparso, tra l’altro, anche l’artigianato nelle sue varie forme. Lo sanno bene coloro che cercano un fabbro, un falegname, un idraulico o un calzolaio. E’ rimasta al palo, almeno fino a questo momento, anche la possibilità di rilanciare siti che potenzialmente potrebbero rappresentare anche dei notevoli attrattori per il turismo, come San Martino, con il Museo e con Castel Sant’Elmo, e la villa Floridiana, con il museo Duca di Martina “.

Capodanno esprime l’auspicio che, attraverso l’intervento degli enti preposti, si possa, in tempi rapidi, da un lato arginare la crisi del commercio, anche dotando il quartiere delle necessarie quanto indispensabili infrastrutture, a partire dia parcheggi pubblici, dall’altro valorizzare, pure con opportune quanto necessarie iniziative di pubblicizzazione e di sostegno, le risorse culturali e ambientali presenti sul territorio collinare, contribuendo così, tra l’altro, a creare nuovi posti di lavoro.

Redazione

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