Paralimpiadi: bronzo all’atleta che perse una gamba in Afghanistan

Un oro e un bronzo che provocano un’emozione intensa, un abbraccio forte e un pianto a dirotto. I Giochi Paralimpici di Rio che per l’Italia si erano aperti con Martina Caironi portabandiera al Maracanà si chiudono con l’impresa dell’azzurra che sulla pista carioca dell’Engenhao bissa l’oro dei 100 metri categoria T42 vinto già a Londra 2012. Ma non è tutto, perché il bronzo va alla siciliana Monica Contrafatto che sempre nel 2012 era un caporal maggiore dei bersaglieri in missione in Afghanistan. Durante un attacco alla base italiana venne colpita a una gamba dalle schegge di una bomba che le provocarono danni anche all’arteria femorale, all’intestino e a una mano. Il sergente Michele Silvestri, che in quel momento si trovava accanto a lei, perse la vita. A Monica invece venne amputata la gamba destra.

Pancalli “siamo noi a riabilitare società“- “I Giochi Paralimpici sono stati un grande successo per l’Italia. E quell’abbraccio di Monica e Martina sulla pista di atletica dopo la finale dei 100 metri femminili è stato commovente”: Luca Pancalli, presidente del Comitato Paralimpico italiano, è raggiante nella giornata conclusiva delle Paralimpiadi brasiliane che hanno registrato “un successo per la spedizione azzurra, non certo e non solo al numero di medaglie conquistate (39 in tutto, e nono posto nel medagliere, ndr), ma per quello che hanno detto alla società italiana nel suo complesso”. Pancalli racconta un episodio accaduto nella notte italiana sulla pista che ha ospitato le gare di atletica: “Martina Caironi quattro anni fa vinceva i 100 metri alle Paralimpiadi di Londra. Quel giorno Monica Contrafatto, di professione bersagliera, giaceva disperata in un letto di ospedale, ferita molto gravemente in un attentato in Afghanistan. Guardando la gara di Martina, quel giorno Monica disse ‘voglio arrivare anch’io là’. Una speranza imprevista, forse un auspicio. Quattro anni dopo, Monica è arrivata davvero, si è classifica terza nella finale vinta proprio da Martina. Quell’abbraccio fra le due atlete dopo la gara ha commosso tutti”. “Al di là quest’ultimo episodio, ciò che hanno fatto i nostri atleti a Rio aiuta gli italiani a crescere, abbiamo dato una prospettiva completamente diversa alla percezione dell’idea di disabilità. Un Paese – ha proseguito Pancalli – cresce non solo in riferimento al prodotto interno lordo, ma anche in quanto riesce a investire sul capitale umano, e lavorare attraverso lo sport, a farne strumento di integrazione e inclusione dove i protagonisti sono ragazzi e atleti straordinari”. “Ci siamo riusciti con poche risorse – sottolinea il capo dello sport paralimpico – ancora una volta con tante idee e sacrifici siamo riusciti a fare grandi cose nel nostro Paese. E all’estero ce lo riconoscono, negli altri paesi non si capacitano di come l’Italia sia riuscita negli ultimi quindici anni a creare tutto questo movimento straordinario”. Pancalli vorrebbe fare dei nomi, raccontare storie belle e significative di queste settimane a Rio, ne verrebbe fuori un elenco lunghissimo “o sarei costretto a lasciarne fuori molte. Ogni caso qui è eccezionale, ogni medaglia ha una storia meravigliosa alle spalle. Siamo venuti a Rio come un team, tanti hanno vinto, tanti non hanno vinto, ma tutti hanno conquistato il diritto a esserci. Questa era la cosa più importante. Credo si sia capita”.

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Redazione

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