(VIDEO) Auto italiane con targa bulgare: così si beffano vigili e autovelox

Negli ultimi cinque anni la Polizia Stradale ha registrato un incremento di auto con targa estera in giro per le strade italiane. Soprattutto targhe bulgare. Non è un nuovo fenomeno migratorio ma l’escamotage organizzato nella penisola balcanica per essere immuni da multe, autovelox, tutor, limiti di velocità, zona a traffico limitato e quant’altro disciplina il codice della strada. Una sostanziale impunità. Ma anche un metodo per risparmiare su polizza assicurativa e bollo di circolazione (con risparmi che possono arrivare anche all’85%).

Nella quasi totalità dei casi a guidare queste vetture non sono cittadini bulgari ma italiani. Il fenomeno si innesta in un trand in crescita negli ultimi dieci anni. La società Nivi credit srl che si occupa del recupero del credito per conto di circa quattrocento comandi di Polizia Municipale ha calcolato che negli ultimi nove anni quasi quattro milioni di verbali hanno riguardato le targhe straniere. Più della metà sono auto provenienti da autonoleggi.

Nell’ultimo anno disponibile, il 2015, dei 740mila verbali non pagati ben 21994 si riferivano a vetture targate Bulgaria. Accanto alla compravendita di auto provenienti effettivamente dalla Bulgaria, negli anni si è strutturata una rete di intermediari che propongono il cambio della targa di una vettura italiana. Pagando la somma una tantum di 1500 euro l’automobilista italiano si garantisce che la propria auto sia esportata in Bulgaria, reimmatricolata all’estero e portata nuovamente in Italia. Dopodiché pagherà le tasse in Bulgaria e sarà praticamente inesistente al fisco nostrano. L’inconveniente è che il proprietario del veicolo diventa quasi sempre una società di Sofia o dintorni.

Al momento della vendita gli intermediari parlano di «passaggio di proprietà» ma non è così. Si tratta solo di una «…delega a guidare e utilizzare sul territorio nazionale» la vettura reimmatricolata. Nel caso si tratti di una nostra auto a cui abbiamo «convertito» la targa è come se prendessimo a noleggio la nostra stessa automobile. Che deve avere necessariamente un intestatario bulgaro che firma la delega. Quasi sempre è socio unico di una società a responsabilità limitata. Infatti, tra le varie cose che gli intermediari si preoccupano di procacciare, c’è anche la testa di legno a cui verranno recapitati verbali e multe. O sarebbe meglio dire «non verranno recapitati» viste le difficoltà di notifica riscontrate dalle autorità italiane.

«Pur essendo corretta la procedura italiana di inviare i verbali tramite Interpol o consolati questi vengono puntualmente disattesi – conferma il dirigente della Polizia Stradale per la Campania e il Molise Giuseppe Salomone -. Iniziare un’attività con Equitalia in un paese straniero è praticamente impossibile». Il risultato è che l’auto bulgara potrà circolare ignorando il codice della strada senza mai rischiare il fermo amministrativo soprattutto se l’infrazione non verrà contestata immediatamente.

Del resto lo dice chiaro uno degli intermediari che contattiamo a Napoli fingendoci interessati al sistema: «Faglielo fare il verbale, non ti preoccupare. Quando il vigile se ne va tu prendi il verbale e lo stracci senza problemi». Si chiama Dimitri, è bulgaro, lavora come garzone in un negozio di frutta e verdura. Ma su internet pubblicizza la convenienza del cambio targa: «Ero stanco di pagare contravvenzioni ogni settimana, ho trovato la soluzione». Ci mostra la mazzetta di multe da pagare, almeno due a settimana, la maggior parte per divieto di sosta ed eccesso di velocità. Mentre ci spiega come funziona ci indica tutte le auto che ha provveduto a reimmatricolare. «La vedi quella Renault che sta passando? L’ho venduta la settimana scorsa a un avvocato italiano… Anche quell’altra parcheggiata davanti al supermercato… tutti clienti italiani».

La situazione si complica in caso di incidenti. Ci garantisce che l’assicurazione (bulgara anch’essa) garantisce il sinistro ma «meglio pagare di tasca propria ed evitare accertamenti. Tu non contestare e paga subito, in questo modo eviti anche che possano fare controlli sull’intestazione del veicolo». Tra l’altro la delega è nominale, cioè se sul documento non c’è il vostro nome non vi sarà possibile mettervi alla guida né potrete prestarla ad amici o familiari. La rete è diffusa in tutta Italia. A Pisa, ad esempio, incontriamo un ragazzo rumeno che offre gli stessi servizi. Il suo contatto è un bulgaro che periodicamente gli fornisce le auto da piazzare. Che vanno letteralmente a ruba.

Durante il nostro incontro riceve una telefonata da Foggia. «E’ un ragazzo italiano interessato, mi ha chiesto di mettergliela da parte. Sarebbe disposto a venire a prendersela fino a Pisa». Ma se nel Sud Italia questa pratica è diffusa soprattutto a causa degli elevati costi assicurativi, al Nord ricorrono alla targa straniera soprattutto le società. «Si tratta in particolar modo di aziende che hanno già una sede all’estero e intestano i loro veicoli a queste società per evitare i costi delle infrazioni» sottolinea Salomone.

Per ogni nuova immatricolazione un intermediario guadagna circa cento euro, il resto (1400 euro circa) va all’organizzazione. Diventano trecento se si accetta di fare documenti falsi. In questo caso l’auto non viene portata in Bulgaria. La targa viene distrutta e se ne fabbrica un’altra bulgara. Falsi sono anche assicurazione e bollo auto. E c’è una organizzazione specializzata persino nella falsificazione delle revisioni, che per i veicoli immatricolati all’estero devono essere eseguite nello stato di appartenenza.


Corriere.it

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