(VIDEO) L’impossibile oblio per Tiziana Cantone
Si è tolta la vita impiccandosi con un foulard nella abitazione dove si era rifugiata da qualche tempo con la madre, per sfuggire al clamore mediatico sollevato dai video hard che la ritraevano e che erano finiti in rete a sua insaputa, diventando virali (leggi qui). Le immagini erano finite praticamente ovunque, siti porno compresi, dando vita sul web a una catena di insulti e dileggi.
La Procura di Napoli Nord di Aversa, in provincia di Caserta, acquisirà tutti gli atti della causa civile intentata dalla 31enne Tiziana Cantone dopo la diffusione nel web, a sua insaputa, di suoi video hard. Il procuratore Francesco Greco e il sostituto Rossana Esposito hanno aperto un fascicolo per l’ipotesi di reato di istigazione al suicidio. (leggi qui)
Da un lato il giudice le aveva dato ragione obbligando alcuni social, come Facebook, a rimuovere video, commenti, apprezzamenti e al pagamento delle spese per una cifra pari a 320 euro. Dall’altro lato era stata a sua volta condannata a rimborsare le spese legali a cinque siti per circa 20mila euro. Si legge questo nella decisione del giudice sul provvedimento di urgenza chiesto dalla 31enne per la rimozione dai siti web dei video hard. (leggi qui)