Finanziamenti pubblici all’editoria, sequestro beni società riconducibile a Pasquale Piccirillo

In data 24.10.2016, il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Caserta ha posto in esecuzione un decreto di sequestro preventivo, emesso dall’Ufficio del G.I.P. del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere -su richiesta della locale Procura- avente ad oggetto beni per un valore complessivo superiore ai 2,5 milioni di euro nei confronti della “Dossier Società Cooperativa Giornalistica”, a responsabilità limitata, operante nel settore dell’editoria, nonché dell’amministratore di fatto Piccirillo Pasquale e dei rappresentanti legali prò-tempore della medesima società, SOLLAZZO Antonio e BAGNARDI Caterina Maria.

Il provvedimento di sequestro rappresenta l’epilogo dell’articolata e complessa attività di indagine svolta dalle Fiamme gialle tarantine in collaborazione con quelle casertane -con il coordinamento della Procura sammaritana- che ha consentito di disvelare la illecita percezione, da parte della società cooperativa “Dossier”, dei finanziamenti pubblici all’editoria, previsti a garanzia del pluralismo dell’informazione, per le annualità 2009, 2010 e 2011. La normativa di riferimento prevede che, al fine di conseguire il finanziamento all’editoria, le cooperative della specie devono associare almeno il 50% dei giornalisti dipendenti, aventi rapporto di lavoro regolato dal contratto nazionale di lavoratore giornalistico, con la clausola di esclusiva con le cooperative medesime. L’attività investigativa espletata ha consentito, allo stato, di ricostruire il meccanismo truffaldino architettato e realizzato: far figurare la compagine societaria come composta da giornalisti, con contratto di esclusiva, in numero tale da superare la predetta soglia percentuale; e ciò contrariamente al vero, trattandosi di giornalisti che, in realtà, non ricoprivano affatto il ruolo di soci.

Infatti, i giornalisti sentiti come persone informate dei fatti hanno escluso la qualità di soci della cooperativa, precisando la loro associazione alla cooperativa fosse solo fittizia e non attribuibile alla propria volontà. Essi, hanno, invero, dichiarato che la loro partecipazione era stata dettata dalla necessità di accesso o di conservazione del posto di lavoro, a fronte della minaccia di licenziamento, risolvendosi quindi in un mero rapporto di lavoro dipendente. Nella medesima prospettiva gli stessi hanno dichiarato, inoltre, di non avere versato alcuna quota associativa, né di avere ottenuto il rimborso al momento del licenziamento, nonché di avere firmato documenti precompilati e privi di data al momento dell’ingresso nella cooperativa, sempre sotto la minaccia della risoluzione del rapporto di lavoro. Addirittura, in alcuni casi, i giornalisti dipendenti hanno riferito di non essere stati affatto al corrente della loro qualità di socio, appresa soltanto in epoca successiva al licenziamento.

Tale condotta artificiosa ha così integrato la fattispecie di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, in quanto ha indotto in errore il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, facente capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, determinandolo all’erogazione di un beneficio non dovuto sul presupposto ingannevole dell’esistenza dei requisiti richiesti dalla disciplina di settore.

Il G.I.P., aderendo alla richiesta di questa Procura, ha pertanto emesso il provvedimento di sequestro preventivo delle disponibilità finanziarie, dei beni mobili e immobili nella titolarità della società e dei suoi amministratori fino a concorrenza dell’importo dei finanziamenti illegittimamente erogato. Gli esiti dell’attività d’indagine costituiscono un’ulteriore testimonianza del costante presidio economico-finanziario esercitato da questa Procura, in sinergia con i competenti Reparti della Guardia di Finanza, anche nel contrasto alle frodi nel settore dei contributi pubblici all’imprenditoria privata.

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Redazione

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