DigiGirlz e Nuvola Rosa, Nativi digitali e università telematiche: quando la tecnologia incontra la cultura

È ora che Cultura e Formazione facciano i conti con le tecnologie digitali, dato che parecchi giovani, i nati in un’epoca fortemente tecnicizzata che costituiscono la generazione dei nativi digitali, per colmare il gap formativo, si specializzano in maniera autodidatta o sfruttano l’ambiente di lavoro per sperimentare e imparare. Ma se la scommessa del futuro si vince sul campo delle tecnologie bisogna fare sul serio ed è proprio quello che hanno fatto i promotori del Progetto Nuvola Rosa.

Una Nuvola Rosa per le DigiGirlz

Tra i giovani, infatti, e i giovanissimi, la quota di ragazze interessate alle nuove tecnologie è molto alta, e il Progetto Nuvola Rosa intende proprio valorizzare le ragazze DigiGirlz, cioè quelle ragazzine che sono interessate all’ambito dello STEM, che sta per Scienze, Tecnologie, Ingegneria e Matematica. Troppa ancora la discriminazione, nei confronti delle donne nel settore scientifico, che finisce con lo scoraggiare quelle che invece sono destinate a diventare delle risorse notevoli proprio nei settori dominanti.

Proprio su di loro infatti hanno puntato la Fondazione Mondo Digitale e il Dipartimento Pari Opportunità, col supporto del Ministero dell’Istruzione, con delle iniziative che interessano quattro Università del Sud-Italia, di cui due a Napoli, una a Bari e una a Cagliari. Una formazione dedicata a istruire 1000 ragazze provenienti da tutto il mondo sullo sviluppo tecnologico e la programmazione di applicativi.

La tecnologia e la didattica

Intanto le Università, grazie anche al Ministero dell’Istruzione, che ha stanziato 140 milioni per rinnovare o realizzare nuovi ambienti di didattica digitale nelle scuole, si stanno attrezzando adeguatamente per affrontare la sfida in un settore dove, invece, le università telematiche sono già più avanti. I corsi di laurea online, infatti, agiscono da tempo con piattaforme digitali e indirizzano i loro studenti verso l’uso pratico, oltre che la conoscenza, delle tecnologie nella didattica. È quanto avviene per esempio nella Facoltà di Scienze della Formazione dell’Unicusano, dove i futuri docenti vengono preparati in modo da disporre, insieme alla cultura necessaria a sviluppare la loro professione, la conoscenza delle tecnologie sul piano pratico e formativo, oramai indispensabili nel mondo accademico.

Intanto Google, il colosso informatico della ricerca online, che da tempo si è lanciato sui settori della Informazione e Comunicazione, ha deciso di investire nel campo dello sviluppo delle tecnologie, lanciando un’iniziativa con la quale intende far crescere, entro l’anno 2017, due milioni di giovani in tutt’Europa nei settori maggiormente proiettati verso i mercati del futuro e, a tutt’oggi, abbondantemente scoperti di tecnici e programmatori.

Il gioco e l’apprendimento

L’arrivo sul mercato delle schede grafiche negli anni ’80 fece immaginare che si potesse rivoluzionare la didattica mischiandola al gioco. Nasceva l’Eidomatica che puntava sul formare divertendo in antitesi alla formazione classica fatta di sacrifici e studi pesanti. Si ponevano le basi di una didattica troppo nuova per essere capita e, ohimè, troppo priva di supporti per resistere alla derisione dei tradizionalisti. Oggi non è più così: nessuno ride della visione tridimensionale di un film al cinema o in tivù, nessuno guarda allibito un casco virtuale che consente di vivere in maniera immersiva una realtà, che non è necessariamente un videogame, ma può essere un’indagine endoscopica. Infatti, attraverso i nuovi strumenti sviluppati grazie ai videogame, oggi ci si può immergere in modi virtuali anche per imparare, vivendola, una vicenda storica, proprio con le nuove tecniche della Gamification.

Redazione

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