Leo Gullotta racconta l’Alzheimer in ‘Lettere a mia figlia’
Il film breve, in concorso ai David di Donatello 2017, vede l’attore siciliano nei panni di un anziano padre che scrive delle lettere alla figlia nel tentativo di spiegare la sua malattia.
“Un corto che serve a far entrare chi guarda in questa piccola storia di una malattia terribile, l’Alzheimer“: così Leo Gullotta, 70 anni, racconta il film breve ‘Lettere a mia figlia’, in concorso ai David di Donatello 2017, di cui è straordinario protagonista.
Girato in Campania tra Napoli e provincia e prodotto da Pulcinella Film in collaborazione con Paradise Pictures, vede la regia di Giuseppe Alessio Nuzzo, che in primavera sarà al cinema con il suo primo lungometraggio ‘Le verità’ con Francesco Montanari, Nicoletta Romanoff e la partecipazione di Maria Grazia Cucinotta.
“La storia che si racconta è quella di un uomo che ha vissuto la sua vita gioiosa in famiglia con la moglie e la bambina che diventerà presto donna – racconta Gullotta – In questo percorso lo aggredisce la malattia che porterà lui e la sua famiglia ad attraversare un dolore quasi ‘cosciente'”.
La pellicola, presentata da Gullotta al Premio Penisola Sorrentina 2016 e in selezione ufficiale al Punti di vista Film Festival di Cagliari, verrà premiata venerdì 25 novembre al Palazzo Arti di Napoli dopo una proiezione speciale al CortiSonanti Film Festival come miglior cortometraggio sociale e miglior interpretazione per l’attore siciliano.
“Raccontare di una malattia così delicata non è facile – dichiara il regista partenopeo, già direttore generale del Social World Film Festival – Ho ritenuto necessario far trasparire sin dai primi script il rispetto della dignità della persona in quanto tale cercando collaborazione nella stesura della sceneggiatura da parte di scienziati ed esperti in materia». L’emozionate storia sarà presentata sia come cortometraggio che come parte di finzione di un docufilm sull’Alzheimer girato tra Milano ed Amsterdam che, tra interviste a studiosi, operatori ed istituzioni, mira a far conoscere al pubblico la malattia ma soprattutto quelle che sono le prospettive future in ambito scientifico e terapeutico-assistenziale.