Targhe bulgare sui camion: così si aggira il codice stradale
È il 27 luglio e quella manovra folle non sfugge alle telecamere della stradale. Un Tir di 18 metri sbaglia direzione sull’autostrada della Cisa, a Pontremoli. Si infila in un bypass, inverte la marcia. Gli automobilisti mantengono il sangue freddo e il disastro è evitato. Una pattuglia raggiunge il Tir e lo blocca. Multa da ottomila euro (nessun’altra conseguenza dopo la depenalizzazione), sequestro del camion per 3 mesi, revoca della patente per l’autista, un trentenne romeno. La patente è già stata restituita al proprietario. Il prefetto ha applicato la legge.
L’articolo 135 del Codice della strada recita: «Qualora il titolare della patente ritirata dichiari di lasciare il territorio nazionale, può richiedere la restituzione della patente stessa al prefetto». Tradotto: l’autista è tornato a casa, potrà continuare a guidare sulle strade di tutto il mondo, ci sono molti dubbi che pagherà una sanzione così pesante. Unico vincolo: non tornare in Italia. Solo entro i nostri confini sarà come se non abbia mai conseguito la patente. Reato, anche questo, depenalizzato, con una sanzione da 5 a 30 mila euro. La polemica la scatena Asaps, l’Associazione sostenitori e amici della polizia stradale: «Così la sicurezza sarà sempre perdente». C’è un baco nel sistema che, dice Asaps, produce anche un’incredibile disparità rispetto agli autotrasportatori italiani. Questi ultimi, in un caso analogo, non potrebbero più guidare in nessun luogo: la loro patente sarebbe revocata.
«Ci sono – spiega il presidente Giordano Biserni – tre grandi falle nella legislazione; siamo in attesa delle norme inserite nel “pacchetto stranieri” che giace da tempo in parlamento, la legge attuale ha troppi varchi per i furbi». Il “pacchetto stranieri” fa parte del nuovo codice della strada, che attende il varo da più di 2 anni. In 24 anni (dal 18 maggio 1992) il codice è stato ritoccato 85 volte, diventando un crogiuolo di norme contraddittorie. Un nuovo testo è stato scritto nel 2014 ed era partito bene. Poi si è impantanato al Senato, con posizioni discordanti (sulle coperture finanziarie) e non si è più mosso. Il viceministro delle Infrastrutture Riccardo Nencini ha annunciato che l’iter sta per ripartire. Ha scandito i tempi: via libera delle Aule all’inizio del 2017, poi sette mesi per la scrittura e dodici per pubblicare i decreti. Se tutto andrà a tempo di record, bisognerà attendere il 2018.
Ma quali sono le altre distorsioni? La prima è la truffa delle “targhe bulgare”. Nel 2015 ben 21.994 verbali non pagati si riferivano a questi casi. Per 1.500 euro un’organizzazione esporta il camion il Bulgaria, lo reimmatricola, lo fa risultare di una società locale (intestata a un prestanome) e lo “riaffitta” al camionista italiano. A volte non c’è nemmeno il movimento del mezzo: le targhe arrivano a domicilio. Ogni tassa viene pagata in Bulgaria; anche l’assicurazione, che costa l’85 per cento in meno e dà molti dubbi sulla copertura. Conclusione: ogni multa finisce nel dimenticatoio e non costa nemmeno punti della patente.
Ultima distorsione? Spiega Biserni: «Perfino l’autista spagnolo che, addormentandosi al volante, ha causato la strage degli studenti a Tarragona (nel marzo scorso, 13 vittime tra cui 7 italiane), se fosse stato protagonista di un incidente uguale in Italia, se la caverebbe con poco». La nuova legge sull’omicidio stradale vale solo nel caso di manovre azzardate, alcol e droga, «ma non per il mancato rispetto dei riposi o l’alterazione del cronotachigrafo». Conclusione: una contestazione di omicidio colposo, la possibilità di tornare a casa. Con beffa finale: anche a lui la patente verrebbe restituita.