Genova. Vendono gioielli scadenti, 5 arresti: nei guai fondatore gruppo D’Anna

Compravano gioielli di scarso valore in paesi asiatici e li rivendevano in Italia attraverso televendite spacciandoli per ottimi affari. Questa attività ha messo nei guai il gruppo genovese D’Anna.

I carabinieri, con l’operazione “Dynasty”, hanno indagato 23 persone, 3 sono in carcere, 2 ai domiciliari e una, un notaio di Savona, è stato interdetto dalla professione per 6 mesi. Sono state sequestrate 8 società, 7 gioiellerie e compro oro, 34 conti correnti, 16 immobili, 11 tra auto e moto, per un valore complessivo di 10 milioni. I reati contestati sono: associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di truffa contrattuale, frode in commercio aggravata, ricettazione, riciclaggio e reimpiego di denaro e beni di provenienza illecita, nonché trasferimento fraudolento di valori. Gli arrestati sono Ruben D’Anna, Emanuela Botto, sua compagna, Roberto Peragine, Joanna Golabek, sua compagna e Giuseppe Maria D’Anna, 70 anni fondatore del gruppo. Quest’ultimo e Peragine sono ai domiciliari.

La notorietà della famiglia D’Anna nasce, agli inizi degli anni ’80, con il capostipite Giuseppe Maria, noto commerciante di preziosi di Genova, più volte chiamato giudiziariamente in causa per la vendita, attraverso la televisione, di oggetti preziosi risultati frequentemente non conformi a quanto dichiarato durante le telepromozioni. Venne anche condannato per ricettazione. Neppure una più accurata indagine della Guardia di Finanza, del 2002, che aveva, tra l’altro, portato alla luce un’imponente evasione fiscale per svariati miliardi di lire è stata in grado di arrestare le attività fraudolente delle società.

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Redazione

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