Omicidio Fortuna: per una bimba, l’imputato è un ‘mostro’

Si confidava con le psicologhe della casa-famiglia dove era insieme con le due sorelle più grandi e, parlando dell’imputato, lo definì un mostro. E, a proposito degli abusi che avrebbe subito, riferì che la madre le disse che ”sarebbe passato tutto” e doveva stare zitta.

É una circostanza riferita dalla psicologa, interrogata come teste, della casa famiglia per minori di Afragola (Napoli) dove erano state trasferite le tre bimbe, figlie di Marianna Fabozzi, imputata al processo per la morte di Fortuna Loffredo, la piccola uccisa dal suo ex compagno, Raimondo Caputo, nel Parco Verde di Caivano dopo aver subito abusi sessuali. Dal racconto delle bambine gli inquirenti sono risaliti alle presunte responsabilità degli imputati. Rispondendo alle domande dei pm e dei giudici la psicologa Valeria Faiella ha raccontato i comportamenti delle piccole soffermandosi sulla più piccola di tre anni: destò preoccupazioni tra le operatrici perché manifestava paura quando doveva essere lavata nelle parti intime.

(ANSA)

Redazione

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