Afragola. La protesta dei lavoratori del Bacino di Crisi – Caserta alla convention di Campania Libera
Il Bacino di Crisi – Caserta non ha perso occasione per far sentire seriamente il suo dissenso, ieri ad Afragola in occasione della tanto sbandierata presentazione del progetto politico del presidente Vincenzo De Luca “Campania Libera” i lavoratori hanno invaso la sala del Teatro Gelsomino per contestare la scandalosa politica di De Luca. Per l’ennesima volta i lavoratori hanno esposto alla cortese attenzione del presidente De Luca tutti i punti che ad oggi non trovano risvolti positivi dalla Giunta regionale:
1) La data della partenza dei corsi di formazione retribuiti;
2) Piani di ricollocazione per i lavoratori dopo i corsi di formazione;
3) Se ci sarà l’assunzione dei 180 mila lavoratori, questa oggi è la promessa che De Luca sbandiera ancora con la sua politica in Campania.
Basta con queste vigliaccate, la situazione precipita ribadiscono i lavoratori che affermano: “Bisogna ripartire dalla riapertura del tavolo promesso, non ci sono ad oggi promesse di investimenti. Confindustria deve essere coinvolta totalmente nello sviluppo del lavoro” Bisogna ripartire dai PAC, sono tanti i soldi per le politiche attive e nessun sostentamento per i lavoratori, ai quali come a tanti scolaretti è stato proposto di ritornare a scuola e dimenticare gli anni senza stipendio e le promesse istituzionali non mantenute. I dirigenti regionali seguono come soldatini le direttive dettate dal Jobs act di Renzi prima ora di Gentiloni che insieme al ministro Poletti ha sancito la conclusione degli ammortizzatori. È una vergogna – sentenziano i lavoratori -. E pensare che gran parte dei lavoratori hanno tentato in questi anni di trovare imprenditori disposti ad investire sul proprio territorio, sostituendosi alle istituzioni incapaci ed attente agli interessi. Meglio il berlusconismo, almeno ci metteva tutti d’accordo ma soprattutto ci univa in lotte di piazza esempio la situazione francese dove i sindacati ed il popolo non hanno accettato il diktat europeo sulle riforme del lavoro”. Ora si deve cambiare la rotta, perché c’è in gioco il futuro del percorso occupazionale, ecco perché noi tutti chiediamo che la nostra protesta sia totalmente riconosciuta.