Aversa. Area ex Texas: competenza e trasparenza: il parere di Isidoro Orabona

La pianificazione urbanistica è il tema che sempre più in maniera ricorrente sta animando il dibattito politico-amministrativo cittadino,anche se il più delle volte gli interventi si segnalano solo per inammissibili superficialità o per rituali affermazioni che spesso sconfinano in un involontario umorismo. Prendiamo il caso dell’area exTexas, sulla quale, a cadenza quasi settimanale, anche perché di proprietà della famiglia dell’on.le Cesaro di Sant’Antimo, si susseguono interventi che spesso denotano una assai superficiale conoscenza dei fatti. Da ultimo, sulla questione si deve registrare un ingiustificato e ingiustificabile “orientamento” che ritiene necessario,per poter decidere “la sorte” di quella importante area, attendere la pronuncia del Consiglio di Stato, che deve decidere sul ricorso contro la sentenza del TAR che ha annullato,perché non adeguatamente motivata, la deliberazione del Comune di Aversa n.19 del 9 marzo 2011, con cui è stata negata ai Cesaro la possibilità di fruire dei benefici della legge regionale 19/2009 ( comma 5,art 7),la quale ,in presenza di determinate condizioni, consente,con una serie di limiti, di cambiare la destinazione d’uso di unl’area.

Ma, ai sostenitori in buona o in mala fede di tale posizione, va ricordato che la destinazione urbanistica dell’area Cesaro non può e non deve discendere, o essere in qualche modo condizionata,dalla emananda sentenza del Consiglio di Stato. Coloro che apoditticamente lo sostengono, coprendo tale pseudoconvincimento con un ermetico e ingiustificato silenzio, non conoscono o conoscono poco i fatti.

Il punto di partenza ineludibile è la sentenza del Tar Campania del 3/11/2014 che, in maniera piana,nell’accogliere il ricorso dei Cesaro, puntualizza che il provvedimento n.19 del 9/3/2011 del Comune di Aversa, che nega la possibilità di cambiare destinazione all’area in questione, va annullato perché non è sufficientemente motivato. Cosa significa questo? Significa che,ove il Consiglio di Stato dovesse confermare la sentenza del TAR,il Comune potrebbe successivamente sempre negare o meno la possibilità del cambio di destinazione,motivando però,questa volta, adeguatamente la scelta. E’ quindi necessario tener presente che la decisione finale è,sempre e comunque,del Consiglio comunale. Dalla tanto attesa decisione del Consiglio di Stato si può e si deve pertanto prescindere, potendo,anche da subito, il Consiglio comunale,nella sua ampia autonomia,decidere la possibilità o meno di mutamento di destinazione nei limiti fissati dalla legge regionale n. 1 del 2011. Pretestuose e fantasiose sono quindi le iniziative volte, magari,così come è stato proposto, con un originale quanto bizzarro referendum, a scegliere la destinazione dell’area, la quale, lo si tenga sempre bene a mente,è proprietà privata. Certo, potrebbe essere espropriata per destinarla a pubblici servizi, ma in tal caso è necessario disporre o di adeguata capacità economica o di un credibile programma finanziario,che gli urbanisti per caso ,per diletto o referendari dovrebbero avere l’elementare buon senso e la capacità di indicare. A tal proposito, ad esempio,il Comune potrebbe espropriare l’area ed indennizzare i proprietari con il ricavato di strutture pubbliche ,anche promosse dai privati, o rendersi attore di proposte che, in linea con le più avanzate tendenze del settore,lo vedano protagonista . Ed è evidente che per fare tutto ciò occorre una programmazione seria,e non ispirata da risibili “chiacchiere”da bar Sport, la quale deve necessariamente essere avviata con idee chiare, idonee competenze, impegno e sopratutto trasparenza, rifuggendo soluzioni amicali, di “schieramento” o solitarie fughe in avanti, magari in centri viciniori. A tale proposito,va detto che è assolutamente indispensabile, e urgente, attivare un dibattito nelle sedi opportune, dal quale recuperare proposte da confrontare e regolamentare nel più ampio e

trasparente disegno del piano urbanistico comunale, in modo che le scelte si inseriscano in un’ottica di pianificazione a livello comunale e, per il ruolo strategico che tate area potrebbe assumere, in quella intercomunale. Come è, pertanto,abbastanza chiaro, sarebbe quanto mai utile, se non necessario,affrontare la questione di quell’area prescindendo da attese bekettiane,che alimentano solo polemiche, sospetti, contrasti o “accuse”più o meno fondate e che sicuramente non fanno bene alla città. Si superi allora questa sorta di ignavia decisionale e si evitino iniziative “personali” o “riservate”.Si affronti,invece, il toro con le corna, alla luce del sole, con competenza, determinazione e soprattutto trasparenza.

di Isidoro Orabona

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