Annus horribilis, 1992: l’inchiesta di “Mani Pulite”

Un vero e proprio ‘Annus horribilis’ quello del 1992 perché nella realtà dei fatti, l’inchiesta giudiziaria di “Mani Pulite”, si tradusse in un colpo di stato giudiziario e mediatico utile ai poteri forti. I grandi gruppi economici, nazionali e non, mal sopportavano il sistema dei partiti , la mediazione della politica e il primato del politico sull’economico. L’onda giustizialista e moralista che attraversò l’Italia e che desiderava comprensibilmente una maggiore onestà della classe politica, andò a saldarsi con gli interessi dei potentati economici e venne da questi manipolata ad arte. La lotta contro la corruzione, le clientele e il malaffare del sistema politico-partitico andò poi a scagliarsi contro il sistema elettorale proporzionale, le partecipazioni statali, l’industria pubblica e lo stato sociale in genere. Distrutti i partiti tradizionali, permeati in buona parte da un’avanzata cultura sociale, le elites economiche diedero luogo allo smantellamento della repubblica dei partiti attraverso il maggioritario a livello nazionale e il presidenzialismo negli enti locali. L’imprenditoria italiana ebbe modo di banchettare con le privatizzazioni selvagge dell’industria pubblica, ebbe modo di ottenere il logoramento progressivo del settore pubblico a beneficio di quello privato e la continua spoliazione di diritti del mondo del lavoro. Cominciò inoltre, da Maastricht in poi, la perversa sottoscrizione degli iniqui trattati europei ed internazionali. Tutto questo avvenne con la piena complicità del Pds di Occhetto, che nel suo esasperato “nuovismo” e per miopi ragioni di calcolo elettoralistico assecondò i sentimenti belluini che attraversavano quella fase, diventando in tal modo il braccio operativo dei poteri forti. La fine dei grandi partiti popolari e di massa e delle culture politiche, non significò la vittoria della virtuosa società civile ma spianò la strada nel campo moderato e conservatore ad un imprenditore pluri-miliardario: Silvio Berlusconi. Mentre il campo della sinistra veniva cooptato dalla grande lobby facente capo all’ingegner De Benedetti con la presenza sempre più ingombrante di tecnocrati ultra-liberisti come Prodi, Ciampi, Andreatta e Tommaso Padoa Schioppa.

In sostanza la vicenda politica della cosiddetta “Seconda Repubblica” altro non è stata che uno scontro tra due grandi gruppi economici: quello Mediaset-Mondadori da un lato e quello Repubblica-l’ Espresso dall’altro. Colui che pagò il prezzo più grande , con l’ ignominia giudiziaria , di quella isterica e bugiarda stagione fu Bettino Craxi. Il segretario socialista era reo di aver difeso la sovranità nazionale italiana contro le ingerenze atlantiste nel caso Sigonella, di difendere l’ industria pubblica contro l’attacco aggressivo e massiccio dei potentati economici. Craxi venne elevato a capro espiatorio sull’ altare della pubblica moralità, e la sua uccisione simbolica con lancio di monetine non ebbe l’ effetto di eliminare la corruzione e le clientele. Un quarto di secolo dopo “Mani Pulite” la corruzione e il malaffare pervadono tutti i rami pubblici e privati della vita nazionale. Venticinque anni dopo il terremoto giudiziario che attraversò l’Italia credo sia giunto il momento di una riabilitazione dell’allora segretario socialista e di una lettura critica di quella stagione. Credo sia giunto il momento di dirlo: oggi più che mai viva Bettino Craxi!

Giovanni della Volpe

Redazione

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