Napoli. Referendum Almaviva, vince il sì. Mercogliano: “Vincono lavoratori, perde politica”

Si esprime così, in una nota diramata immediatamente dopo l’esito del Referendum sull’accordo Almaviva, conclusosi poco fa con 690 votanti e 128 astenuti su un totale di 818 aventi diritto, con 547 SI e 138 NO (5 schede nulle) ed una percentuale di consensi all’accordo pari al 79,2% Luigi Mercogliano esponente del Popolo della Famiglia e dipendente del colosso italiano dei call center.
“Da lavoratore – prosegue Mercogliano – non posso che esprimere sollievo per la decisione dei colleghi di Almaviva Napoli che col loro voto favorevole all’accordo hanno salvato il posto di lavoro per tutti noi. Da esponente politico devo invece sostenere con rammarico che oggi la politica ha perso. Dall’inizio di questa delicata crisi dei call center, infatti, il sindacato è stato lasciato pressoché solo a contrastare la decisione dell’azienda di licenziare i 2500 lavoratori dichiarati in esubero fin dal principio. Infatti – prosegue Mercogliano – è assurdo che in questo momento storico nel quale le famiglie fanno fatica ad arrivare a fine mese si sia consentito con l’avallo del MISE, quindi del Governo e della maggioranza che lo sostiene, che a pagare il rischio di impresa fossero solo i lavoratori con la decurtazione del loro reddito, seppur limitatamente nel tempo, attraverso il blocco degli scatti di anzianità e del tfr maturando, e siano stati esposti i sindacati e le Rsu ad una decisione che non aveva alternative, o bere o affogare, come purtroppo accaduto ai 1666 colleghi di Roma che non condivisero a dicembre il percorso che oggi ha portato, per fortuna, all’esito referendario con l’approvazione dell’accordo che resterà in vigore fino al 2020. La politica avrebbe dovuto porre concretamente un limite all’assegnazione da parte della Pubblica amministrazione delle commesse con gare al massimo ribasso, che sono la causa principale del fenomeno della delocalizzazione. Invece, ha scelto di non intervenire e di lasciare alle parti sociali il gravoso compito di accettare e far digerire ai lavoratori accordi che intaccano il salario e diminuiscono concretamente il potere di acquisto delle famiglie. Al tavolo ministeriale il Governo è stato ininfluente, senza prospettare mai soluzioni concretamente percorribili da azienda e lavoratori e lasciando di fatto sul tavolo come unica soluzione quella inizialmente proposta dall’azienda che è poi, sostanzialmente, quella che sarà applicata seppur con importanti correttivi fortemente voluti dal sindacato. La soluzione di questa vertenza con questo accordo apre, peraltro, ad una stagione di accordi al ribasso in tutti i call center in outsourcing e nel settore dei contact center in generale, ed anche le notizie che provengono da altri fronti caldi vertenziali di altri settori merceologici come i trasporti – il riferimento è alla vertenza Alitalia dove l’azienda si prepara a presentare alle organizzazioni sindacali un piano che prevede la gestione degli esuberi attraverso il ricorso all’abbattimento del costo del lavoro sullo stile di Almaviva – rende chiara la linea che Confindustria adotterà d’ora in poi nella gestione delle crisi in tutti i settori. Il Popolo della Famiglia – conclude quindi Mercogliano – si presenterà alle prossime elezioni con una proposta complessiva di riforma del Mercato del lavoro in Italia che assume oggi più che mai il carattere dell’urgenza e che cancelli i guai fatti dal Jobs Act e costringa le aziende che delocalizzano a pagare tasse elevatissime quando faranno rientrare i loro prodotti lavorati all’estero e dall’estero in Italia e che parta innanzitutto dal principio irrinunciabile di regole certe nei rapporti tra Confindustria, Sindacati e Istituzioni pubbliche locali e nazionali perché se si continua su questa strada il potere di acquisto dei lavoratori sarà sempre più basso, le regole del gioco sempre meno chiare ed esigibili e non ripartirà mai veramente in questo modo il Paese”.
Il Popolo della Famiglia

Redazione

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