Napoli. Loreto Mare, Tommaso Ricozzi: il medico tennista-assenteista mostrava il dito medio

“Tommy” per gli amici. Ricco personaggio della “Napoli bene”. Amante della bella vita. Frequentatore di studi televisivi e radiofonici. il suo profilo facebook e pieno di foto di feste con donne belle ed eleganti. Gli piace anche cantare, andare a cena con personaggi dello spettacolo. Ma ad un certo punto perde la sua signorilità ed eleganza postando foto con il dito medio alzato. E’ accusato di truffa per aver timbrato il cartellino ed essere poi andato a giocare a tennis o andare nella clinica di famiglia. Tommaso Ricozzi, dirigente del Loreto Mare, nel blitz contro i sanitari assenteisti è indagato anche per truffa. Ma lui ribatte: “Nella clinica di famiglia solo interessi emotivi” Napoli, il medico tennista in orario di lavoro: “Mi sarò allontanato ma è un equivoco”.

Lo ha intervistato Repubblica:

NAPOLI – “Io me ne voglio andare da questo ospedale di m… Ma ho fatto i conti, se ne me ne vado … perdo 45mila euro”. Così si sfogava al telefono, intercettato, il dottor Tommaso Ricozzi detto Tommy, nome in vista della Napoli che conta, 60enne dirigente medico della Radiologia dell’ospedale Loreto Mare, tradito dalle racchette e dalla bella vita puntualmente documentata sul suo profilo Facebook (se non fosse per il post politico condiviso con un amico “contro i tagli alla Sanità di Renzi e Lorenzin”).

Accusato di essere andato a fare sport nelle ore in cui risultava al lavoro, Ricozzi è indagato anche per la truffa del doppio lavoro: per l’incessante attività prestata nel polo diagnostico di famiglia, il centro Augusto, in barba a ogni vincolo e indennità dell’esclusiva prevista dal contratto con la sanità pubblica. Un habitué di Capri e Madonna di Campiglio, ospite di sfilate di Miss Italia o eventi cittadini, sponsor di un programma tv di calcio molto seguito su una rete locale, oltre che amico del senatore cosentiniano Vincenzo D’Anna e anche dei fratelli del parlamentare Fi Luigi Cesaro. Il giorno dopo lo scandalo dei cento assenteisti al Loreto, è uno dei pochi a piede libero. Ma “amareggiato e infuriato”.

È lei ad essere infuriato? Dovrebbero esserlo i pazienti.
“No, non ci sto. Questo è un attacco mediatico, mi difenderò “.

Dottor Ricozzi, siamo lucidi. Negli atti si ricostruisce questa scena: lei gioca sulla terra rossa mentre il suo cartellino la dà in servizio al Loreto.
“Ma c’è un equivoco…”.

C’è anche un’ordinanza di custodia con accuse precise.
“Ecco, lei scrive che io il giorno 3 novembre 2014 sarei al lavoro, stando al cartellino, dalle 8 alle 20…”

Così riscostruiscono i Nas, il pm e il gip che ha emesso la misura cautelare.
“Ma raramente un medico presta servizio dalle 8 alle 20, per cui se mi sono effettivamente allontanato, ora non ricordo, ciò può essersi verificato solo alla cessazione del mio turno di lavoro, più breve. E quindi avrò dimenticando di timbrare il cartellino”.

Ha dimenticato anche in quale giorno andò a giocare a tennis, sempre col cartellino che rimaneva al suo posto? O il giorno in cui, stando in servizio formalmente, incontrò nell’hinterland Antimo Cesaro, titolare di un potente centro privato e fratello del deputato di Fi?
“Non ricordo francamente quando sarebbe successo. Ma, ripeto, deve esserci un equivoco. Io ho alle spalle 35 anni di lavoro onorato, io non amo i furbetti, l’ho detto sempre”.

Lei non ricorda nemmeno di aver prestato attività nel centro Augusto di famiglia?
“Non nego di avere un interesse… ma di natura familiare, emotiva”.

Ma il gip le ha inflitto un sequestro di 127mila euro per la truffa che avrebbe messo a segno, lavorando nel privato.
“Ma io ero in quel centro solo a titolo personale e non per attività retribuita. Quindi si tratta di un interesse non incompatibile con la mia funzione di medico intramoenia in una struttura pubblica, come non mancherò di dimostrare in sede giudiziaria”.

Eppure lei, dirigente medico di un ospedale in agonia, si faceva vedere spesso in una trasmissione televisiva sullo sport, e sponsorizzava il suo centro privato.
“Ma ripeto, è qualcosa di familiare, di emotivo”.

Sembrava poco sentimentale quando al telefono diceva che il Loreto è un ospedale di m… e avrebbe voluto andarsene per dedicarsi al privato.
“Ma lei non può capire la frustrazione, la rabbia. Perciò me ne andai per otto mesi, dal Loreto. Da marzo a novembre 2014”.

Perché?
“Per stress lavorativo”.

Sembra una brutta battuta.
“No, mi spiace. Bisogna vivere in un ospedale ridotto così male per capire. Venga a fare una notte da noi, una volta abbiamo fatto in una notte anche 122 esami di Radiologia e di Tac al Loreto”.

Lei parla dello stesso Loreto di cui raccontiamo, da mesi e mesi, che Tac e Radiologia sono fuori uso 80 giorni su 100?
“Sì è vero, abbiamo problemi, ma questo non è colpa nostra. Se si taglia, se siamo nei guai, se sulla sanità pubblica non si investe, non è mica colpa mia”.

Non può essere neanche l’alibi degli assenteisti.
“Ma io non sono un assenteista. Lo scriva. Lo dimostrerò”.

(credit La Repubblica di CONCHITA SANNINO )

Redazione

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