La costringeva fare sesso per non inviare foto e video hot su WhatsApp: arrestato

Nella mattinata di oggi, 5 aprile 2017, all’esito di un’articolata ed immediata attività d’indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, i Carabinieri della Stazione di San Nicola la Strada e della Compagnia di Marcianise (CE) hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di una persona individuata quale responsabile di atti persecutori e violenza sessuale (art. 609 bis e 612 bis co 1 e 2 c.p.).

Erano altresì contestati i delitti di diffamazione aggravata, minaccia aggravata, molestie e comunicazione illecita di dati personali riservati e sensibili (arti. 81 e 595 co 3, 612 co 2, , 660 C.P. e art. 167 co 1 D.Lgs. 196/2003). Nello specifico, l’attività di indagine ha permesso di ricostruire le plurime condotte persecutorie, di violenza – anche sessuale -, minaccia e diffamazione consumate durante tutto il 2016, da D’AGOSTINO Ivano (nato a Napoli il 18/5/1974) il quale, dopo aver intrattenuto – con l’inganno – una relazione virtuale su un sito online di incontri e scambi di coppia, si procurava “dati riservati sensibili”, materiale documentale, informazioni relative all’abitazione, ai luoghi frequentati dalla vittima nonché numeri di telefono e recapiti dei familiari e degli amici della stessa. Una volta carpite le informazioni ed il materiale video-fotografico, utilizzando per lo più la piattaforma di messaggistica istantanea “WhatsApp”, il D’AGOSTINO diffondeva a decine di persone – tra cui parenti, amici e colleghi della vittima – video e fotografie ad esplicito contenuto sessuale, ritraenti la persona perseguitata, il tutto per costringerla ad aderire ulteriormente alle proprie pretese. Tra i destinatari di tali fotografie pornografiche vi era persino il figlio della vittima, minore di anni 14.

Numerosi erano i comportamenti indotti per effetto delle pressioni ed intimidazioni: tra questi spiccava la violenza sessuale subita dalla vittima, la quale, sottoposta alla minaccia della ulteriore diffusione di fotografie compromettenti, era così costretta al compimento di atti sessuali, filmati con un cellulare. I tempestivi accertamenti, anche esperiti mediante l’acquisizione di prove documentali univoche, consentivano di far luce sulle durevoli dinamiche criminali, traendo così in arresto il responsabile.

Redazione

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