Legge anti-voucher, quanto incide sul lavoro in Campania
L’era dei voucher si avvicina alla sua conclusione. La legge approvata in Senato anticipa il referendum che avrebbe richiesto l’abolizione dei buoni utilizzati per lavori temporanei, rendendola di fatto inutile. Un provvedimento reso necessario dall’economia italiana, che con la leggera deflazione del 2016 ha fatto preoccupare l’intera Europa. Alcune regioni risulteranno più colpite di altre dal provvedimento: tra queste anche la Campania, in cui il fenomeno voucher raggiunge picchi notevoli.
In Italia i buoni del lavoro hanno avuto una diffusione rapida, essendo vantaggiosi per le imprese. Nel mese di ottobre 2016, l’ultimo di cui sono disponibili i dati a livello nazionale, si è registrato un aumento del 32% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando già l’incremento era del 67%. Un’impennata più lieve per le esigenze di mercato, in grado comunque di emettere 121,5 milioni di voucher dal valore di 1,2 miliardi di euro. Gli effetti sono stati devastanti sul lavoro e sull’opinione pubblica, registrando diversi casi di utilizzo dei buoni per pagare straordinari o lavoratori part-time. Tra chi parlava di sfruttamento e chi di legalizzazione dei lavori in nero pare averla avuta vinta la prima fazione, desiderosa di tutelare i lavoratori. E l’economia, che non avrebbe potuto reggere a lungo con le regole imposte dal mondo dei voucher.
La situazione lavorativa cambierà soprattutto nel sud Italia, dove si registrava il maggior utilizzo di buoni. Nel 2016 ne erano stati emessi più di 13 milioni tra Campania, Puglia, Basilicata e Calabria, il doppio rispetto al 2014. In particolare è la Puglia a guidare la pattuglia, 6,8 milioni di voucher. Anche qui una parabola ascendente, che ha toccato il suo apice nel 2016 dopo i 3 milioni nel 2014 e i 5,4 nel 2015. Non è troppo lontana la Campania, arrivata a superare l’asticella dei 4 milioni di voucher toccando i 4,2. Anche qui decisamente più del doppio del 2014, quando erano giusto 1,6. Basilicata e Calabria hanno dimostrato di poter fare a meno dei bonus, con 2,5 milioni di voucher emessi nella somma delle due regioni.
La Campania è però la regione che ha registrato l’aumento maggiore tra il 2015 e il 2016, con un +43% che lascia poco spazio a interpretazioni. A livello di province, tutti i cinque capoluoghi si trovano nelle prime 100 della nazione. Decisivo ai fini di questo risultato il comportamento delle amministrazioni locali, che hanno permesso l’utilizzo di voucher come pagamento per lavori socialmente utili o sussidi a disoccupati. Provvedimenti che certo non hanno aiutato l’economia campana a rimettere denaro in circolo, generando una situazione preoccupante. Regina indiscussa della regione la città di Napoli, con 1,7 milioni di voucher. Sale fino a sfiorare il milione Salerno, mentre Caserta si attesta a 598.000. Di poco sotto il mezzo milione Benevento e Avellino, almeno per le statistiche 2016. Il cambiamento legislativo porterà una boccata d’aria alle imprese, permettendo un maggiore flusso di denaro. Il tema del lavoro continuerà però a essere delicato, ora che le assunzioni non potranno più passare dai buoni. Un problema che sembra senza soluzione, almeno in questo periodo.