NAPOLI RISCOPRE CESARIO DIACONO E MARTIRE.

le foto sono dell’artista Daniela Matarazzo e ritraggono padre Tommaso Galasso

IL SANTO CHE HA CRISTIANIZZATO IL CULTO DEI CESARI NEL MONDO

Era conservato in un armadio, ricoperto dagli ex voto, collocato nel corridoio di accesso alla sagrestia e veniva solennemente esposto il 1° novembre in occasione della Solennità di tutti i Santi. Pochissimi erano a conoscenza che nella chiesa di Santa Brigida, ubicata nel centro storico di Napoli, si conservasse un busto reliquiario di San Cesario diacono e martire di Terracina – in legno scolpito e dorato, Bott. napoletana sec. XIX – in cui è incastonato un suo frammento osseo con il cartiglio in latino “S. Cesarei D. M.”.  Questa scultura era stato erroneamente catalogata come “S. Cesare Martire” nell’inventario dei beni storici e artistici della diocesi di Napoli, quindi si era confusa la memoria e l’identificazione del martire. Dopo mesi di intense ricerche – grazie all’interessamento di P. Tommaso Galasso, di P. Antony Seelan Mariannan e del prof. Tino d’Amico – si è provveduto a correggere l’errore. Questo anno ricorre il 1910° anniversario del martirio del santo (107 d. C. – 2017); per l’occasione è stata realizzata la nuova icona “Caesarius Diaconus”, opera dell’artista Giovanni Guida di Cesa (Caserta), che è stata esposta nei musei, nelle cattedrali, nelle basiliche, nei santuari e nelle parrocchie che gelosamente custodiscono porzioni ossee del corpo del giovane diacono, accanto ai loro rispettivi reliquiari. Si tratta di un vero e proprio viaggio nel mondo (Italia, Spagna, Francia, Corsica, Germania, Stati Uniti d’America, Filippine e Slovacchia). La nuova icona è stata esposta anche nella chiesa di Santa Brigida a Napoli, accanto al busto reliquiario del santo, sistemato per l’occasione sull’altare maggiore. Cesario fu il santo scelto per il suo nome a consacrare alla fede di Cristo i luoghi che già appartennero ai Cesari pagani. Nel 375 d.C. Papa Damaso fece traslare il corpo di San Cesario da Terracina a Roma affinché l’imperatore avesse un santo tutelare di nome Caesarius (il nome Cesario significa “devoto a Cesare”ed è legato, quindi al grande condottiero romano, Caio Giulio Cesare, e agli imperatori romani in quanto il loro appellativo era appunto Cesare). La traslazione della reliquia di San Cesario Diacono a Napoli è legata ai Padri Lucchesi (Congregazione dei Chierici Regolari della Madre di Dio), i quali presero possesso della Chiesa di Santa Brigida nel 1637  (a quel tempo nella città di Lucca si conservavano 8 ossa integre del santo terracinese) e con larghe sovvenzioni dei fedeli, specialmente di Maria Felice Orsini, duchessa di Gravina, espansero la chiesa e il convento. Bisogna, però, precisare che il culto di San Cesario a Napoli è antichissimo:  in uno strumento rogato il 16 giugno del 1288, ai tempi del Carlo I D’Angiò (che si conserva nell’Archivio della Cava dei PP. benedettini) si fa memoria di un luogo fuori le mura di Napoli, vicino al casale di San Giovanni a Teduccio,  che si chiamava “S. Cesarei ad Susurram”, nei pressi della chiesa di S. Arcangelo all’arena. Nel “Calendario Marmoreo di Napoli”, un documento marmoreo che riporta i costumi liturgici dell’antica Chiesa napoletana, attualmente conservato nel duomo di Napoli, al 1° novembre riporta il Natale del santo: “N. S. CESARII”. Si ritiene sia stato inciso intorno alla metà del IX secolo.

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Redazione

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