Le forme del bullismo: da quello fisico a quello virtuale
Attualmente non esiste una definizione universale di bullismo. Si conviene tuttavia che il bullismo sia una sottocategoria del comportamento aggressivo di una persona caratterizzato da almeno tre elementi: intento ostile, squilibrio di potere, ripetizione dell’atto in un arco temporale. Si possono poi aggiungere anche altri due criteri: la vittimizzazione (la vittima soffre di lieve o grave trauma psicologico, sociale o fisico) e la provocazione (il soggetto debole o vittima viene costantemente provocato, insultato e umiliato per spingerlo a reagire con l’obiettivo di giungere ad uno scontro fisico).
Il ricercatore norvegese Dan Olweus ha scritto che il bullismo si verifica quando una persona è esposta ripetutamente e nel corso del tempo alle azioni negative da parte di una o più persone. Tali azioni si verificano quando una persona infligge intenzionalmente danni o causa disagio ad un’altra persona, attraverso il contatto fisico, attraverso le parole o in altri modi, tenendo, con ciò, ad acquisire potere sul soggetto più debole. Esistono vari tipi di bullismo: fisico, emozionale (chiamato anche relazionale), verbale ed informatico (a tal proposito, il bullismo fisico, relazionale e verbale è più diffuso nella scuola primaria, mentre quello informatico, chiamato anche cyber-bullismo, nella scuola secondaria).
Parliamo di bullismo fisico in riferimento ad un atteggiamento aggressivo di una persona che provoca ad un’altra danni di natura corporale (con spintoni, colpi o lotta) o danneggia i suoi beni (con il rubare o distruggere le sue proprietà). Dunque nel bullismo fisico, l’arma del bullo è il suo stesso corpo, ovvero la sua capacità di aggredire i soggetti più deboli.
Parliamo, invece, di bullismo verbale quando esso viene esercitato con atti di coercizione, con l’intimidazione, la minaccia, la presa in giro degli altri. In tal caso, l’arma principale del bullo è la sua stessa voce.
Parliamo, poi, di bullismo relazionale quando si fa riferimento al bullo che si adopera per ferire la reputazione o la condizione sociale di qualcuno.
Parliamo, infine, di cyber-bullismo quando l’azione del bullo è supportata da qualsiasi dispositivo tecnologico: e-mail, instant messaging, social network, chat ed sms.
Se il bullismo è fatto da un gruppo, si parla di mobbing, in cui il bullo ha uno o più “luogotenenti” disposti ad aiutare il bullo primario nella sua attività discriminatoria.
Il bullismo a scuola e sul posto di lavoro è indicato come l’abuso tra pari. Robert W. Fuller ha analizzato che, soprattutto tra i banchi di scuola, il razzismo e più in generale la discriminazione hanno un peso essenziale.
Alcuni bulli possono utilizzare il bullismo come strumento per aumentare l’autostima umiliando gli altri, in quanto provengono da contesti familiari dove vengono ripetutamente sottomessi o comunque marginalizzati.
Sonia Cristiano