PENTECOSTE: MARCIAPIEDE A “LUCI SPENTE”…

di Don. Carmine Schiavone

….è una postazione non molto comoda. Fa molto freddo lì, anche d’estate, perché di notte e, sulla strada, tira vento. Non è il “vento della PENTECOSTE”, ma può diventarlo! Ci vado spesso a trovare chi “abita” quelle postazioni scomode. Vado di notte, con alcuni volontari, ad ascoltare il dramma di chi vende il proprio corpo “costrette” da un commercio-mercato disumano. SOFIA è il suo nome! Ci aspetta con tutto il suo gruppetto. Sono in quattro e, a volte, in sei….tutto dipende dagli “sbarchi” riusciti. Età media 17/25. Sofia ci attende e si racconta… “I’M TIRED!” = “Sono stanca” è stata la sua prima espressione quando, per la prima volta, arrivammo alla quarta sosta…. Chi prova a contare le postazioni occupate da chi si prostituisce, si accorge che (lontano dal voler dissacrare un pio esercizio) assomiglia ad una via Crucis. Il dolore è forte e percepibile! Sofia chiede di essere ascoltata, abbracciata. Un abbraccio che non ruba, non graffia, non invade, non manca di rispetto. Un abbraccio che restituisce il tolto in mal modo. Una carezza che ha il sapore di comunione. Una carezza che chiama per nome e si lascia chiamare per nome ….senza paura! Una sorta di LITURGIA vissuta davanti ad un fuoco acceso mentre le macchine sfrecciano e rallentano per capire cosa ci possa fare un prete con dei giovani insieme a delle prostitute… PENTECOSTE: erano impauriti “i discepoli”! FUOCO: coraggio per iniziare un nuovo cammino!

Cara Sofia, stamattina durante la messa pensavo a tutto questo ma non ho potuto dirlo a te. La Pentecoste, per essere tale, deve “divenire” la mia-la tua Pentecoste. Solo da una postazione difficile si può essere catturati dalla grazia dello Spirito che travolge. Solo da una condizione di buio con, dinanzi, un fuoco insufficiente si può anelare alla Grande luce! Sofia, pensando a quella tua storia e a quella voglia di “cose altre” ho potuto comprendere il fascino di una nuova Pentecoste… Stasera, nel vespro, l’ inno recita così: “..sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore”. Di ferite tu ne hai e di balsamo ne usi… Il Signore ci aiuti ad amare e pacificare con le nostre ferite, ci faccia desiderare quel balsamo che è duraturo ed effetto del suo Amore.
Stasera, tu, non reciterai il Vespro… Stasera te lo racconteremo noi… dinanzi a quel fuoco, mentre il vento continua a soffiare! Stasera, noi Chiesa, ti abbracceremo dicendoti che (se vorrai) la tua “stanchezza” può finire…. Ora mi affretto a cercare la mia scomoda postazione interiore per vivere la mia Pentecoste!

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Redazione

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