Caserta. Blitz DIA ospedale, Verdi: “Operazione conferma anche le nostre denunce”
“L’inchiesta della direzione distrettuale antimafia, oltre a confermare la situazione di illegalità diffusa intollerabile creatasi nell’ospedale di Caserta che noi stiamo denunciando da tempo, getta ulteriori ombre sui rapporti con le agenzie interinali visto che il figlio di uno degli arrestati lavora nell’ufficio protocollo grazie a un contratto con un’agenzia”. Lo ha detto il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, componente della Commissione sanità, ricordando che “nell’ospedale e nell’Asl di Caserta si sono avuti i casi più eclatanti della parentopoli denunciata con un dossier presentato alla Procura della Repubblica che ha avviato un’inchiesta per vederci chiaro su un sistema che ha premiato, con posti di lavoro, soprattutto amici e parenti di dipendenti e sindacalisti delle stesse strutture sanitarie”.
“I dipendenti delle agenzie interinali non sono tenuti alla riservatezza e agli altri obblighi derivanti da un rapporto con un’amministrazione pubblica visto che sono dipendenti di una ditta privata quindi affidare a loro compiti delicati significa moltiplicare il rischio di truffe e corruzioni” ha aggiunto Borrelli per il quale “il primo passo da fare per riportare la legalità nella sanità casertana, come in quella di tutta la Campania, è mettere definitivamente da parte la stagione delle agenzie interinali e procedere all’assunzione di personale seguendo la legge che prevede prima la mobilità riservata a dipendenti di altre Amministrazioni pubbliche e poi i concorsi pubblici aperti a tutti”.
“Il sistema delle agenzie interinali impedisce un reale ricambio come dimostra il caso della Gesap estromessa per problemi con la certificazione antimafia a novembre scorso ma i 49 dipendenti sono rimasti tutti al loro posto passando alle dipendenze della Manpower” ha concluso Borrelli ricordando che “l’ospedale di Caserta purtroppo finisce spesso nelle pagine di cronaca nera per questioni legate al personale da noi denunciate, come nel caso dell’assunzione della figlia del carabiniere arrestato perché forniva notizie riservate al’ex sottosegretario Cosentino oggi in galera che continua a lavorare al Sant’Anna e San Sebastiano nonostante le nostre proteste o in quello del dipendente che non andava al lavoro perché era stato arrestato e che è stato licenziato solo dopo la nostra denuncia”.