Ceta, MNS: “Trattato libero scambio UE-Canada promuove il falso Made in Italy a tavola”
“Il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), è un trattato di libero scambio fra Canada e Unione Europea. Si tratta di un accordo che prevede l’eliminazione quasi totale dei dazi doganali fra i due partner, allo scopo di far risparmiare gli esportatori e offrire una scelta più ampia ai consumatori. In realtà in nome del mercato vengano abbandonati gli alti standard di sicurezza alimentare e ambientale adottati negli anni dall’Unione Europea. E’ per questo che migliaia di allevatori, agricoltori, consumatori, sindacalisti, ambientalisti sono arrivati a Roma da tutta Italia per manifestare in piazza Montecitorio”. Così i Dirigenti Nazionali Rosario Lopa, componente del Dipartimento Nazionale Ambiente Territorio Turismo Agroalimentare, e Alfredo Catapano, componente del Dipartimento Commercio e Pmi del Movimento Nazionale per la Sovranità di Alemanno e Storace.
“L’iniziativa è della Coldiretti, alleata questa volta con altre organizzazioni, che chiedono di approfondire la questione in Parlamento prima di assumere una decisione di ratifica che porterebbe ad un’indiscriminata liberalizzazione e deregolamentazione degli scambi con una vera e propria svendita del Made in Italy. È proprio su CETA che bisogna lanciare l’allarme, va smascherato un accordo che non è altro che un TTIP sotto mentite spoglie. In realtà a fronte dei presunti benefici attesi, il CETA introduce sostanzialmente un meccanismo di acritica deregolamentazione degli scambi e degli investimenti che non giova alla causa del libero commercio e pregiudica in modo significativo la qualità, la competitività e l’identità del sistema agricolo nazionale.Per questo motivo dobbiamo portare più visibilità sul Ceta, specie nei Paesi che non sono informati bene, serve influenza, coinvolgimento, azione. Le disposizioni del CETA sulla tutela ambientale non sono sufficienti e deboli i tentativi di protezione dell’ambiente previsti dal testo, che non prevede sanzioni nel caso venissero violate le disposizioni del trattato in materia ambientale. Non vogliamo un sistema di arbitrati previsto dall’accordo per risolvere le controversie economiche, che rappresenta un’arma concessa alle multinazionali per influenzare le politiche pubbliche degli stati. Il CETA incoraggerà il commercio, e quindi cresceranno le produzioni, le estrazioni, le emissioni di gas serra. Un ragionamento che si rifletterà a lungo termine e su scala globale sulle nostre scelte in materia di sfruttamento delle risorse. Dobbiamo mettere in campo un’azione tesa ad informare e sensibilizzare il Governo ed i Parlamentari italiani chiedendo loro di impedirne l’entrata in vigore in via provvisoria, nella direzione di ragioni di scambio improntate alla democrazia economica ed alla salvaguardia dei diritti dei consumatori e delle imprese. La norma che ci suscita maggiori perplessità, è quella che prevede la creazione di un tribunale di arbitrato extragiudiziale in cui le imprese possono chiamare in giudizio i governi, chiedendo i danni per leggi che comportano un’indebita discriminazione, contraria alle regole dell’accordo. Gli stati non possono fare altrettanto. Il timore è che questa regola metta le basi per una preminenza giuridica delle grandi multinazionali a scapito della sovranità dei governi. Per la prima volta nella storia dell’Unione, si accorda a livello internazionale esplicitamente il via libera alle imitazioni dei prodotti italiani più tipici, ma che spalanca anche le porte all’invasione di grano duro e a ingenti quantitativi di carne a dazio zero”.