Freedom, successo per l’operazione a contrasto del caporalato
Con la fine di ad alto impatto della Squadre Mobili di coordinate dal Sewizio giugno si è conclusa Freedom, la prima di una serie di operazioni Polizia di Stato contro il caporalato, che ha visto impegnate le Caserta, Foggia, Latina, Potenza, Ragusa e Reggio Calabria coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine’
L’obiettivo è il contrasto dello sfruttamento di migranti irregolari costretti con pochi euro a lavorare con orari pesantissimi, in condizioni igieniche disumane, senza alcun giomo di riposo o altro diritto garantito. Fenomeno criminale diffuso soprattutto in Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia e tipico prevalentemente del settore agricolo, anche se col tempo si è diffuso a quelli dell’edilizia, manifatturiero, della ristorazione e del turismo.
Si tratta di assunzioni in nero, con la completa inosservazione delle norme contributivo-previdenziali e di sicurezza sui luoghi di lavoro, che realizzano delle vere e proprie forme in schiavitù pelpetrate da cosiddetti “caporali”, autori dell’attività illecita d’intermediazione tra domanda e offerta.
La storia si ripete molto spesso. I lavoratori sfruttati nel ragusano, ad esempio, provenivano dalla Nigeria e dalla Romania alla ricerca di migliori condizioni di vita, trovandosi però a lavorare dalle 6 del mattino fino alle 19 di sera, percependo un compenso di 25eruo giornalieri, appena sufficienti per “comprare da mangiare e acquistare qualche vestito”. molti di loro riferiscono che il caldo insopportabile delle serre provoca loro un costante mal di testa ed un perenne stato di confusione, di cui non si lamentano per la continua minaccia di licenziamento.
Nel corso dei servizi di controllo, rilevamento e contrasto svolti nelle province citate, che hanno coinvolto altre amministrazioni ed altri uffici svolti della Poliziadi Stato, sono state identificate 235 persone (tra datori di lavoro e dipendenti) e controllate 26 aziende.
In provincia di Foggia, con l’ausilio dell’lspettorato del Lavoro è stato anche notificato un provvedimento di sospensione dell’attività per inosservanza delle normative sul lavoro. In provincia di Reggio Calabria, sono state eseguite 46 perquisizioni finalizzate ad accertare l’eventuale possesso di armi, esplosivi e strumenti di effrazione ed elevate 4 sanzioni amministrative per irregolarità nei trattamenti retributivi, previdenziali e fiscali. Infine, in provincia di Ragusa, sono state arrestate 3 persone e altre 11 sono state indagate in stato di libertà per reati inerenti lo sfruttamento della manodopera clandestina ed extracomunitaria.
Anche in Provincia di Caserta le operazioni ad alto impatto della Polizia di Stato contro il caporalato hanno avuto esito positivo. Il personale della Squadra Mobile ad epilogo di predisposti servizi di osservazione finalizzati al contrasto del predetto fenomeno e delle assunzioni irregolari della manodopera italiana e straniera, ha proceduto al controllo di un appezzamento di terreno sito a Cancello ed Arnone, dove, sotto due ampie serre, venivano sorpresi ed identificati 10 soggetti intenti a raccogliere pomodori.
L’identificazione e l’escussione di alcuni dei presenti consentiva di rilevare che gli stessi, di nazionalità ucraina, erano impiegati senza permesso di soggiorno, per tale motivo l’amministratore unico dell’azienda agricola veniva deferito alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria C.V. in relazione all’art. 22 co. 12 D.Lco 286/98. Infatti, grava sul datore di lavoro l’onere di verificare la regolare presenza sul territorio italiano del cittadino extracomunitario. Il reato si configura a prescindere dalla mancanza del carattere di stabilità del rapporto di lavoro, come accade in caso di dipendente stagionale.
Unitamente a personale della locale Polizia Amministrativa e Sociale ed a personale dell’Ispettorato del Lavoro di Caserta, gli uomini della Squadra Mobile hanno proseguito le attività di controllo delle società agricole, facendo irruzione in un campo sito a Vitulazio, dove, all’interno di un capannone che si estendeva per circa 3.000 mt.2, costituito da 3 distinte aree, venivano identificati 75 soggetti tra uomini e donne, italiani e stranieri, intenti a prestare la propria opera ognuno con compiti ben specifici.