Omicidio Yara, Bossetti: “Poteva essere figlia di tutti noi”
Atteso a Brescia il verdetto della Corte d’assise d’appello sull’omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra, per il quale Massimo Bossetti in primo grado è stato condannato all’ergastolo.
Bossetti, all’inizio delle sue dichiarazioni spontanee nel processo d’Appello a Brescia, ha voluto rivolgere un “sincero pensiero” a Yara. “Poteva essere mia figlia, la figlia di tutti noi – ha detto Bossetti -, neanche un animale avrebbe usato tanta crudeltà”.
Bossetti ha chiesto scusa per “il comportamento scorretto” tenuto nella prima udienza quando era sbottato alle affermazioni del sostituto pg. “”Pensate però come può sentirsi una persona attaccata con ipotesi fantasiose e irreali”, ha detto, leggendo dei fogli estratti da una cartella rossa. Dopo le dichiarazioni del muratore, che si è sempre proclamato innocente, i giudici si riuniranno in camera di consiglio per la decisione.
Nelle sue dichiarazioni spontanee Bossetti ha detto di essere vittima “del più grande errore giudiziario di tutta la storia“. Il muratore ha anche stigmatizzato il modo con cui fu arrestato: “C’era necessità di scomodare un esercito e umiliarmi davanti ai miei figli e al mondo intero?”. Ha poi aggiunto che, quando fu fermato nel cantiere in cui lavorava (e i momenti del fermo furono filmati) si sentì “una lepre che doveva essere sbranata da innumerevoli cacciatori”. “Perchè, perchè, perchè?” ha detto il muratore. E girandosi verso il pubblico in aula per poi tornare ai giudici, ha detto: “Io non sono un assassino, mettetevelo in testa”.
“Quando i miei figli vengono a trovarmi mi chiedono: papà, quando torni a casa? Non c’è un altra porta per uscire?“. Bossetti ricorre alla mozione degli affetti nelle sue dichiarazioni spontanee al processo d’appello per l’omicidio di Yara Gambirasio. E rinnovando il suo amore per la famiglia spiega: “Ai miei figli dico: non uscirò da un’altra porta: uscirò a testa alta dallo stesso, immenso portone da cui sono entrato”.
(ANSA)