Maddaloni. Razzano: “Non mi candido a sindaco, ma resto in campo. Il Pd deve fare chiarezza”
«Subito il congresso del Partito democratico, dobbiamo partire da quei giovani che sono stati eletti e che hanno portato tanto entusiasmo in questa campagna elettorale. Basta con commissario e subcommissari. E’ il momento che tutti facciamo un passo indietro per il bene della città di Maddaloni». A dichiararlo è Giuseppe Razzano nel corsa della conferenza stampa che ha tenuto questa mattina al Bar Lombardi nel corso della quale, a bocce ferme, ha analizzato quello che è successo in questi mesi sino alle dimissioni di massa e, soprattutto, ha lanciato i primi segnali verso il futuro.
«Il primo a fare un passo indietro sono io – ha proseguito – in questo momento non sono interessato alla carica di sindaco, anche se, con forza, resto in campo per dare il mio contributo di idee e di progetti nella prossima campagna elettorale». Razzano non rinnega nulla della sua campagna elettorale.
«Rifarei tutto – ha detto – la mia campagna elettorale era stata costruita per vincere al primo turno. Purtroppo, per una manciata di voti non ci siamo riusciti, anche perché qualcuno ha pensato al suo consenso personale, accettando anche il voto disgiunto, senza battersi con forza per fare in modo che i suoi elettori si esprimessero compatti anche per me».
Razzano parla anche del ballottaggio. «La convinzione della vittoria ha portato tutti a disimpegnarsi o a impegnarsi poco – ha spiegato – purtroppo questa cosa l’abbiamo pagata cara con Andrea De Filippo che, invece, è riuscito a riportare alle urne tutti gli elettori del primo turno». Razzano non si considera, comunque, uno sconfitto. «Erano dieci anni, dall’elezione di Michele Farina, che il centrosinistra non riusciva a vincere a Maddaloni – ha spiegato – a me va dato il merito, sicuramente, di essere riuscito a costruire una coalizione capace di ottenere la maggioranza». Razzano è dispiaciuto per il fuoco amico subito. «Purtroppo, in qualche caso, sono state dette delle vere e proprie schifezze sul mio conto – ha tuonato – avrei cercato accordi per poltrone o incarichi. Queste cose non mi appartengono. Ho fatto di tutto per dare un governo a questa città senza chiedere nulla in cambio e De Filippo lo sa bene, basta chiederglielo. Purtroppo, i miei sforzi, che spesso si sono scontrati con le volontà di altri della mia coalizione, finiscono nel momento in cui ci viene notificato un ricorso da parte degli esclusi che legittimamente, visto che la legge lo consente, hanno scelto quella strada per cercare di entrare in consiglio comunale. Ma se c’è bisogno della responsabilità di tutti per governare la città, è necessario che tutti facciano un passo indietro e rinuncino a qualcosa. Questo non c’è stato… ».
Razzano si rivolge ai vertici provinciali del Pd chiedendo loro di prendere provvedimenti drastici nei confronti di chi, pur essendosi candidato o avendo presentato liste antagoniste alla sua, continua ad essere iscritto al partito. «Mi aspetto che vengano presi provvedimenti contro queste persone – ha spiegato – altrimenti mi vedo legittimato ad assumere qualsiasi posizione. Il Pd è casa mia e io sono stato uno dei 60 fondatori nel 2008. Sono orgoglioso di far parte di questo partito a cui chiedo però comportamenti chiari». Il futuro per Razzano deve partire necessariamente da quello che si è costruito. «Se la coalizione, così come spero, rimarrà unita non sono necessarie le primarie – ha detto – altrimenti, le primarie costituiscono uno straordinario strumento di democrazia».