Albania. Beni confiscati, Comitato don Diana promuove esperienze internazionali
Si conclude oggi, la quattro giorni del Comitato don Peppe Diana in Albania, tra Fieri e Tirana, per il progetto C.A.U.S.E., che ha visto una serie di incontri sui temi del riuso sociale dei beni confiscati alle mafie.
Il “Confiscated Assets Used for Social Experimentations” è un progetto sperimentale finanziato dall’Unione Europea attuato con partners di eccezione come Project Ahead e il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Napoli Federico II.
Attraverso la diffusione di un buon modello di riutilizzo sociale dei beni confiscati, il miglioramento delle regole e delle procedure dell’Agenzia per l’amministrazione delle attività sequestrate e confiscate Albanese (AAPSK), il Comitato don Peppe Diana sta sostenendo la nascita di nuove organizzazioni nonprofit e la formazione di giovani professionisti per gestire i beni confiscati e avviare, così, attività di anticorruzione in Albania.
Il Comitato don Peppe Diana, rappresentato anche dal professore Michele Mosca docente di Economia Politica alla Federico II di Napoli, favorendo, infatti, lo studio e l’analisi delle migliori esperienze internazionali di riuso sociale, a partire da quelle sostenute e promosse in Italia e nello specifico nel Casertano, contribuisce a rendere praticabile, anche in terra albanese, il riutilizzo effettivo e sostenibile dei beni confiscati.
Le organizzazioni nonprofit albanesi che, come da progetto, saranno selezionate attraverso un bando, la cui scadenza è prevista per il 4 novembre, saranno poi ospitate insieme ai rappresentanti dell’Agenzia Nazionale Albanese, a Casa don Diana, bene liberato dalla camorra gestito dal Comitato don Peppe Diana, in via Urano 18 a Casal di Principe.
I soci del Comitato don Peppe Diana, presenteranno su un piano internazionale le esperienze che stanno determinando la trasformazione delle terre di camorra in Terre di don Diana, sane e libere. Gli albanesi capiranno in prima persona quali percorsi siano assolutamente necessari per gestire nell’ottica dell’economia sociale quale antidoto dell’economia criminale, i beni confiscati alle mafie.