Aversa. Reportage fotografico sulla Maddalena

La chiesa della Maddalena è un edificio religioso, consacrato al culto della chiesa cattolica, sito in Italia nella città di Aversa.

Venne costruita per volere di Carlo I d’Angiò nel 1269, fuori Porta San Nicola, come Hospitium lebrosorum che in seguito fu trasferito nell’Ospedale di Sant’Eligio, sempre ad Aversa.

Nel 1420 il Convento fu occupato dai Minori Conventuali.

Dieci anni più tardi, nel 1430, l’aversano Jacopo Scaglione fece costruire il chiostro di pietra grigia ampliato poi dal frate Angelo Orabona, arcivescovo di Trani, che vi aggiunse il pozzetto marmoreo centrale, sul quale è apposto lo stemma del casato, e fece affrescare le volte dei portici.

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I Francescani vi risiedettero fino al 1813 quando occuparono il Convento di San Domenico, mentre il plesso fu trasformato in Casa dei folli del Regno di Napoli.

Dell’antica istituzione angioina, convento e chiesa della Maddalena, non rimane più nulla, mentre del periodo rinascimentale rimane il chiostro, che era sormontato da due colonnine tuscaniche, quello più antico, di San Bernardino, fu costruito durante la probabile sosta del Santo nel convento, e la zona presbiteriale della chiesa con l’alta cupola semisferica che ricorda ambienti fiorentini brunelleschiani.

Un sabato pomeriggio passeggiando in quel di Aversa mi sono imbattuto nella struttura dell’ex-manicomio di Santa Maria Maddalena fondato nel 1813 da Gioacchino Murat come prima casa di cura per i malati di menti dell’Italia.

Studente di Scienze della comunicazione, con una forte passione per la fotografia e per il reportage fotografico e spinto dalla curiosità, sono entrato e, con la mia inseparabile compagna, la mia macchina fotografica, ho iniziato a scattare, immaginando dolori, preoccupazioni e sofferenze dei pazienti ivi rinchiusi.

Ho cercato di trasmettere il tutto attraverso alcuni scatti, in bianco e nero, che oltre ad avere lo scopo di far conoscere una realtà ormai perduta e, soprattutto ai più piccoli, mai conosciuta, si prefiggono lo scopo di denunciare l’abbandono di una struttura che, sia a livello di spazio, sia a livello di ubicazione potrebbe essere rivalutata ed utilizzata per gli scopi più disparati e soprattutto per i giovani, per le persone meno fortunate o anche solamente come centro di accoglienza sociale.

di Pasquale Carangelo


Redazione

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