Napoli. Legge Editoria, Ciarambino e Saiello: “Maxifinanziamento per spot elettorali di De Luca”
“De Luca ha finalmente trovato la formula perfetta per finanziare, con soldi pubblici, una serie di spot elettorali che saranno replicati fino alla fine del suo mandato. La proposta di legge per il sostegno all’editoria locale è uno dei testi più contraddittori mai elaborati, con nobili premesse puntualmente sconfessate o addirittura introvabili nel resto dell’articolato. Un testo che non risponde affatto ai bisogni rappresentati, ovvero quelli della categoria dei giornalisti e degli operatori dell’informazione mortificati da un mercato sempre più asfittico. L’unico principio che ispira questa legge è la fretta. Fretta che continua ad essere invocata, a più riprese, dai suoi propugnatori. Per un testo atteso da vent’anni, si lascia alle opposizioni meno di un giorno per proporre emendamenti o suggerimenti, dopo aver recepito, appena poche ore fa, le istanze dei rappresentanti dei giornalisti e degli editori”. E’ quanto denunciano il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Valeria Ciarambino, e il vicepresidente della Commissione affari istituzionali, Gennaro Saiello, a margine dell’audizione sul testo della legge “Norme in materia di informazione e comunicazione istituzionale e di sostegno all’editoria locale”.
“Il pluralismo decantato da De Luca – sottolineano Ciarambino e Saiello – è smentito dal bavaglio che lo stesso Governatore punta a mettere al Consiglio regionale, attraverso l’iter e le modalità che si stanno seguendo per la sua approvazione. C’è tempo fino alle 12 di domani per presentare emendamenti ad una norma che distribuirà soldi alle stesse imprese già finanziate da una legge nazionale. Si proclama la lotta al precariato, ma non c’è traccia di misure da mettere in campo per stabilizzare l’occupazione di precari né per creare nuova occupazione. Tra i requisiti di ammissione per le emittenti si parla di redazioni composte da giornalisti, ma invece di definire un numero minimo di dipendenti, si fa riferimento a una percentuale di informazione autoprodotta per la quale basterebbe anche una sola unità. Per una legge che punta a rilanciare un settore, non si prevede nulla a supporto di start up, giovani imprese in grado di sviluppare progetti editoriali innovativi, in linea con i cambiamenti recepiti dal mondo dell’informazione. Non è affrontata l’annosa questione della regolamentazione, totalmente assente, degli uffici stampa del Consiglio regionale e dei gruppi regionali, presso cui, in alcuni casi, operano giornalisti senza alcun contratto e con paghe che ledono l’umana dignità. Non c’è riferimento ai giornali on line, è liquidata in poche righe la carta stampata ed è paradossale il passaggio che prevede un finanziamento di giornali per non udenti, a cui però non fa difetto la vista. Dopo vent’anni, ci troviamo ad esaminare una legge abbozzata come peggio non si poteva, che sarà regolamentata nei punti principali con una delibera a firma di un governatore che non ha ben chiaro il principio costituzionale secondo cui chi legifera è il Consiglio regionale. Ma che non manifesta dubbi sulle finalità di questa legge: un finanziamento pubblico per i suoi spot elettorali”.