Politiche, Fiorenzano: “Se il PD trova difficoltà ad offrire protagonismo i giovani militanti, i GD saranno i primi alleati di coalizione”

“Essere un Giovane Democratico è una chiara scelta di appartenenza. Una appartenenza che va molto oltre il proprio orientamento politico o la personale simpatia/antipatia verso il leader del Partito Democratico. Essere un Giovane Democratico vuol dire: innanzitutto credere nel ruolo fondamentale che i partiti politici devono avere nella costruzione della società, sviluppare il proprio percorso politico attraverso la partecipazione, la condivisione, il confronto talvolta acceso alla vita politica; vuol dire credere nella necessità di avere una classe dirigente formata, culturalmente e tecnicamente, per guidare i processi di governo. Ancora, vuol dire rinunciare al calcetto, alla pizza, alla play station o alla dormita fino a tarda ora la domenica mattina per lavorare costantemente sui problemi del territorio, rimediare agli errori che spesso i “grandi” del nostro partito commettono. Riaccendere luci di speranza nel cuore dei delusi”. Sono le ragioni di una scelta redatta dalla nuova Federazione Provinciale dei Giovani Democratici di Caserta guidata da Pasquale Fiorenzano e formata da Agostino Ciardiello, Albino di Chiara, Armando Iavarone, Marco Macca, Michele Cozzolino, Michele Landolfo, Nicola Lombardi (coordinatore della segreteria regionale), Pasquale Stellato (vice segretario nazionale), Roberta Diana, Sara Finocchi e Valentina Sorrentino.

“La storia della comunità dei Giovani Democratici è fatta di battaglie nelle università, nelle scuole, nelle piazze, nelle amministrazioni comunali, provinciali, regionali e finanche in Parlamento. Infatti alcune scelte caratterizzanti di questa legislatura e di quella precedente, sono nate, cresciute e sostenute al nostro interno. Battaglie politiche che continueremo a rivendicare, e magari a riprendere per fare quel “di più” che certamente è mancato finora; basta pensare allo IUS SOLI. Ecco perché la premessa di chi siamo è fondamentale per capire fino a dove possiamo e dobbiamo spingerci. Ricordare il passato, le radici, la storia, è il primo passo per migliorare il presente ed edificare il futuro. E’ necessario, a maggior ragione in questo periodo storico dilaniato da piaghe sociali che affliggono più frange della società e in particolare le giovani generazioni: dalle conseguenze disastranti, specie nel Mezzogiorno, di una crisi economica tremenda che ci ha colpito nell’ultimo decennio ad una rivoluzione della espressività politica passante per i social network. Novità che ha oltretutto incentivato la nascita e la diffusione forme di partitismo leggere, talvolta del tutto inesistenti. Automatismi che sono andati ad acuire le già allora allarmanti prese di distanza dei cittadini nei confronti delle istituzioni. Oggi, siamo dinnanzi ad una scelta (forse vitale) da compiere: assumerci delle responsabilità oppure nasconderci; una scelta forte in grado di scongiurare ulteriori complicanze di fronte ad uno scenario che per il Partito Democratico si preannuncia apocalittico. Il centro sinistra sta emergendo per la capacità di scindersi e riprodursi nelle più piccole forme: partitini, movimenti di sinistra contro altri movimenti di sinistra, demagogia che rincorre altra demagogia, un Partito Democratico preoccupatamene isolato ed emarginato dal suo elettorato storico. In tutto ciò, sicuramente abbiamo commesso degli errori, sicuramente qualcosa non abbiamo fatto in modo che funzionasse. Sicuramente avremmo potuto fare meglio tuttavia non di certo questo qui il tempo delle analisi o almeno non è il tempo per analisi prive di spirito risolutivo e scevre di proposta politica decisiva. Perché se c’è un’analisi semplice da compiere e sulla quale vale la pena riflettere essa è rappresentata, ad esempio, dalla percentuale di giovani che ad oggi scelgono di votare il PD: solo il 10%. Un partito che oggi i sondaggi attestano intorno al 20% raccoglie nella sua fetta di elettorato solo il 10% di compagine giovane. Allora la domanda diventa d’obbligo: come si può dinnanzi a questo restare silenti?! Come si può dinnanzi a questi dati non avere un pizzico di rabbia, voler dar voce alla propria anima e narrare i sacrifici e la passione con cui si porta avanti una militanza per nulla semplice. Come si può rinunciare ad uno scatto d’orgoglio che ci porti a chiedere uno spazio, una chance, una voce a chi non è riuscito a costruire quella “Casa Democratica” che riformasse e fosse capace di amministrare ancora meglio l’Italia?! Da queste considerazioni nasce e si articola la nostra proposta politica: se il Partito Democratico ha una difficoltà a rinnovare la classe dirigente del Paese, se il Pd ha una difficoltà ad offrire un protagonismo vero a tutti i giovani che fanno militanza, I GD siano i primi alleati di coalizione. I Giovani Democratici siano una forza in grado di dare nuova linfa ad un progetto politico riformista di centro sinistra che il Pd sta costruendo. Siano i GD l’anello di congiunzione tra chi spera e chi prova, il collante tra chi vuole andare via da questa comunità e chi vuole rinnovarla profondamente. Siano, ancora, la dimostrazione che i sacrifici, i percorsi, la formazione e la preparazione fungano da requisiti fondamentali per guidare i processi del paese. Siano, infine, i GD la testimonianza più viva che questo in questo Paese cambiare rotta è possibile. Non è facile ma non è impossibile. Non è solo un progetto romantico da spendere come tema propagandistico, ma anche una vera e propria scelta fondata sui valori prima esposti. Costruire la lista dei Giovani Democratici che vada in coalizione con il PD non è, come qualcuno magari vorrà far credere, il modo per indebolire il Pd o per occupare spazi di visibilità. E’ il miglior modo per riaccendere l’entusiasmo di chi ha preso le distanze dal partito, per misurare il lavoro della classe dirigente della nostra organizzazione. E’ il miglior modo per spiegare a tantissimi giovani che Di Maio e Di Battista si sbagliano e che gli errori non vadano premiati ma segnalati; è il modo più giusto per differenziarci da criteri di selezione della classe dirigente del Paese basati su volti telegenici o profili Social altamente seguiti; è il modo più concreto per continuare e interpretare le battaglie come lo IUS SOLI o magari la legalizzazione delle droghe leggere come strumento efficace di lotta alle mafie. E’ il modo più leale per spiegare e dimostrare il nostro orgoglio e il nostro senso di appartenenza, ma soprattutto le ragioni di una scelta che molti di noi hanno compiuto anni fa e che oggi rivendicano con vigore. Pertanto chiediamo al Segretario Nazionale dei Giovani Democratici, Mattia Zunino, di convocare nei prossimi giorni tutti i segretari regionali dei Giovani Democratici e tutti i segretari provinciali dei Giovani Democratici per intraprendere la sfida più importante per la nostra organizzazione”.

Redazione

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