Campania, Criscuolo: “La regolamentazione della prostituzione non è solo una questione retributiva”

“Il divieto dell’esercizio della “prostituzione indoor” occupa i banchi della politica senza giungere a soluzioni concrete. Se il dibattito si riduce a slogan cavalcando gli umori della campagna elettorale sarà difficile portare avanti una discussione seria in merito. Le motivazioni a sostegno di una regolamentazione della prostituzione “indoor” cioè al chiuso vanno oltre la tassazione e gli introiti che lo Stato potrebbe ottenere dalla disciplina fiscale”. Lo dice Rosa Criscuolo, esponente dei Radicali Italiani.

“Innanzitutto vorrei continuare a credere ancora che una donna preferisca disporre del proprio corpo in modo differente, ovverosia potersi trovare difronte ad ulteriori opportunità di lavoro e che propenda per questa scelta. La prostituzione può essere anche una libera scelta obbligata per quelle donne che vertono in difficili situazioni a causa delle condizioni ambientali e culturali in cui sono nate o si sono ritrovate. Dunque una delle prime riflessioni che andrebbe fatta riguarda l’ inserimento delle donne nel mondo del lavoro mostrando interesse ai loro diritti così come costituzionalmente garantito perché la prostituzione non è un’alternativa all’inoccupazione. Bisogna fare i conti anche con i diritti di quelle donne che cercano la libertà in Italia e trovano la schiavitù. Esse provengono da paesi in guerra o estremamente poveri e sono costrette a vendersi per poter “respirare”. E’ incredibile che in Italia venga permessa la tortura di queste ragazze che giungono soprattutto dall’Est e dall’Africa. Preferirei immaginare che queste donne abbiano l’opportunità di vivere una vita degna senza catene ed è questo forse il principale campo di battaglia dove siamo chiamati ad intervenire insieme a tutti gli Stati membri dell’Unione. Concludo rimembrando una legge bipartisan del 2015 sulla parziale regolamentazione della prostituzione al chiuso e attraverso l’esame di studi di esperti il modello neozelandese garantirebbe autonomia e controllo (fiscale e sanitario) alle lavoratrici; altresì la decriminalizzazione della “prostituzione outdoor” può trovare un corretto indirizzo qualora si individuino zone esclusivamente organizzate per il suo esercizio (riqualificazione urbana) e da ciò se ne trarrebbe il vantaggio di un maggiore controllo. Occuparsi di questo fenomeno correttamente vuol dire impegnarsi per una battaglia di liberazione e non cercare nuove formule per gestire una moderna schiavitù e alimentare il mercato del sesso”.

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Redazione

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