Difesa, CasaPound: “Sì a sindacati e associazioni professionali tra i soldati”
“Anche se non sappiamo cosa abbia spinto al tragico gesto il soldato di 29 anni che si è tolto la vita alla stazione Barberini, a Roma, una cosa possiamo comunque affermarla con certezza: le istituzioni non sembrano avere i mezzi per fornire un adeguato sostegno professionale e psicologico ai nostri soldati. Anche se la soluzione ci sarebbe”. Lo afferma Simone Di Stefano, candidato premier per CasaPound Italia alle prossime elezioni politiche, che aggiunge: “Una volta tanto vale la pena seguire le indicazioni che arrivano dall’Europa: il 2 ottobre scorso, infatti, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha depositato infatti due sentenze in cui si chiarisce definitivamente che le rappresentanze sindacali spettano anche ai militari. Lo Stato che vieti la costituzione di sindacati o associazioni professionali tra i soldati viola invece l’articolo 11 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo”.
“L’operazione strade sicure manca dei più essenziali requisiti per un efficace controllo della sicurezza dei cittadini, attesa l’assoluta inadeguatezza di regole di ingaggio che fanno dei nostri militari bersagli facili”, aggiunge Di Stefano, che esprime il cordoglio di CasaPound “alla famiglia, al corpo dei bersaglieri ed alle forze armate tutte”.
“La sovranità nazionale – sottolinea Di Stefano – passa anche attraverso la vicinanza dello Stato ai suoi soldati, che non possono essere trattati come lavoratori di serie B e usati come carne da macello senza che a essi vengano riconosciuti i diritti che spettano a tutti i lavoratori. Tanto più che si tratta di una professione che, in determinate circostanze, può essere anche particolarmente usurante, e che lo Stato non può permettersi di trascurare o, peggio, vilipendere”.