Napoli. Ciambriello: “Incrementare posti letto in carcere”
“Su 7.293 detenuti nella nostra regione, ci sono appena 34 posti nelle aziende ospedaliere: vanno incrementati e bisogna garantire nelle strutture sanitarie delle carceri macchinari essenziali, come la tac e la risonanza magnetica, e la presenza stabile del personale medico ed infermieristico perché a chi è diversamente libero va pienamente garantito il diritto alla salute ed un’organizzazione che consenta di dare una risposta sanitaria di qualità”. E’ quanto ha affermato il Garante dei Detenuti della Regione Campania, Samuele Ciambriello, intervenendo, stamani, al convegno – da egli stesso organizzato – sul tema “Campania, le buone pratiche in sanità penitenziaria”, al centro congressi del carcere di Secondigliano con la partecipazione del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
“In questa ottica è apprezzabile il lavoro che sta svolgendo il Governo che, proprio stamani, ha approvato i decreti attuativi della riforma dell’ordinamento penitenziario, puntando ampiamente su nuovi strumenti per allargare la sanità penitenziaria – ha sottolineato Ciambriello –, un grande supporto è stato dato dall’Asl Napoli 1 Centro per affrontare le grandi problematiche che affliggono particolarmente le carceri di Secondigliano e di Poggioreale dove, grazie all’impegno delle Direzioni carcerarie e del Corpo della Polizia Penitenziaria, si sta lavorando su progetto di sviluppo della sanità penitenziaria”.
Tra gli intervenuti, Giulia Russo, direttrice dell’istituto penitenziario “P.Mandato” di Secondigliano, Giuseppe Martone, Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria per la Campania, Mario Forlenza, Direttore generale dell’Asl Napoli 1 Centro, Maria Gemmabella, Direttore del Centro per la giustizia minorile della Campania, Claudio D’Amario, direttore generale Prevenzione nazionale Ministero della Salute, Maurizio D’Amora.
Forlenza ha evidenziato che “l’Asl Napoli 1 Centro ha fortemente investito sulla sanità carceraria, facendo un grande sforzo, a cominciare dal 2008, per Secondigliano e Poggioreale, nonostante un piano di rientro che ci penalizza sempre piu’” e “nonostante il taglio del 50 per cento delle strutture complesse, abbiamo confermato la struttura complessa per la sanita’ carceraria”. Forlenza ha, quindi, dato disponibilità per la dotazione di un primo macchinario tac e di un maggior numero di infermieri, anche se – ha sottolineato – per contrastare la precarieta’ del personale e favorire la stabilizzazione, bisogna cambiare le normative”.
Martone ha ricordato che “la Campania e’ una delle regioni più affollate come popolazione carceraria e che occorrono medici e infermieri stabili, non può esserci turn over, per le particolarità della condizione carceraria
Per D’Amario “anche sul piano della riduzione dei costi, bisogna implementare la medicina penitenziaria di primo livello e concentrare l’attenzione sul grande problema delle patologie psichiatriche affinchè le attuali Rems non diventino, a causa del loro isolamento, nuovi Opg”.
D’Amora ha, inoltre, sottolineato che “nelle Regioni va implementata medicina preventiva e penitenziaria per tutelare la popolazione carceraria dalle malattie e salvaguardare la società tutta nell’ottica del reinserimento dei detenuti nella società”.
Nelle sue conclusioni, il Ministro Lorenzin ha ricordato che il Ministero ha investito 500 mila euro, per la prima volta, nel 2015, per lo screening della salute della popolazione carceraria, sulla quale non c’era un dato, e da esso sono emersi dati sconfortanti: il 7 per cento dei detenuti ha l’epatite C che, se non debitamente curata, conduce alla morte, e il 2 per cento ha l’ hiv; un altro capitolo da affrontare riguarda le malattie dovute a difficoltà neuropsichiatriche. Il lavoro fatto su Opg non è banale, anche in Conferenza Stato Regioni abbiamo insistito per la presa in carico pazienti con patologie psichiatriche. Questo Ministero si è fortemente impegnato sulla salute delle donne in carcere e su quella dei minori, perché la sfida più grande è restituire alla società i nostri giovani, in condizioni di salute psico fisica, e contrastare l’emergenza delle tossicodipendenze, che presenta numeri impressionanti anche per il ritorno all’ eroina da parte dei giovani, un fenomeno connesso alla dipendenza e alla criminalita’”.
“Il tema centrale – ha sottolineato Lorenzin – è garantire una presa in carico del paziente, più organizzata e meno frammentata, e la presenza sanitaria, consentendo ai detenuti di curarsi permanendo nelle carceri, puntare sulla presa in carico del paziente ristretto, sul trattamento e sulla prevenzione, garantendo tutte quelle opzioni di salute necessarie per salvare la vita. Dobbiamo fare un intervento molto serio, anche nei prossimi anni – ha aggiunto – per quanto riguarda proprio la metodologia e le best practice da utilizzare in carcere sia nell’arrivo sia nella presa in carico. Abbiamo previsto, nelle more dei decreti attuativi della riforma penitenziaria, tutta una serie di misure da attuare proprio in carcere – ha spiegato – cioè permettere l’accesso alle prestazioni sanitarie all’interno delle strutture carcerarie”.
Su questi argomenti, il Ministro della salute ha annunciato un convegno, che si terrà il 28 febbraio al Ministero e, nel concludere i lavori, ha ringraziato tutta la Polizia Penitenziaria e i volontari per l’immenso e prezioso lavoro che svolgono ogni giorno negli Istituti penitenziari.