Napoli. Blocco Studentesco: “Tasse onerose, servizi scadenti: a pagare sono sempre gli studenti!”

“Tasse onerose, servizi scadenti: a pagare sono sempre gli studenti!” questo lo slogan di uno degli striscioni affissi questa notte dal Blocco Studentesco, divisione studentesca di CasaPound Italia, tra le varie sedi dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, per denunciare l’ennesimo aumento delle tasse universitarie.

«Da diversi giorni a questa parte centinaia di studenti stanno riscontrando che la seconda rata del pagamento per questo anno accademico ha subito un incremento nell’importo da versare di circa il 300% – dichiara Alessandro Autiero, responsabile partenopeo del movimento -. Quanto sta accadendo è a dir poco assurdo considerando che questo ulteriore aumento, che va a colpire in particolar modo alcune fasce di reddito, arriva dopo diversi rincari, come quello della tassa regionale di qualche anno fa».

«È inaccettabile – prosegue la nota del Blocco Studentesco – che, a causa della Legge di Stabilità varata sul finire del 2017, gli studenti dell’Ateneo debbano subire un’ulteriore vessazione economica continuando, di contro, a non poter beneficiare di moltissimi servizi, anche essenziali, che l’università dovrebbe offrire. Tra classi stracolme nelle quali si è spesso costretti a seguire e prendere appunti seduti in terra, e sedi assolutamente sprovviste di un adeguato servizio mensa, l’Università, adeguandosi ai dettami della Finanziaria, pretende dai ragazzi e dalle loro famiglie un ulteriore sacrificio, con la scusa di avvantaggiare gli studenti meno abbienti e i meritevoli. Se è infatti vero che gli incrementi riguardano in particolare le fasce di reddito ISEE più alte, è anche vero che per rientrarci è più che sufficiente avere di proprietà la casa in cui si vive». «Come abbiamo scritto in vari striscioni e sulle locandine affisse in diverse sedi della Federico II “questa rata è una ‘rapina’!”, e non siamo disposti ad accettare sommessamente queste disposizioni che rendono l’istruzione appannaggio di pochi – conclude la nota -. Continueremo sempre, con lo stile e i mezzi che ci distinguono, a ribadire che l’università è, e deve rimanere, pubblica e a difendere gli studenti e i loro diritti».

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Redazione

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