Pd, Rosato: ‘Renzi non parteciperà a prossime primarie’
Matteo Renzi non sarebbe intenzionato alle prossime primarie del Pd, a dirlo il capogruppo usecnte del Pd alla Camera Ettore Rosato. “Renzi non parteciperà alle prossime primarie del partito. Lo farà Calenda? Si è appena iscritto”. Lo si legge su twitter che riporta uno stralcio dell’intervista al capogruppo del Pd alla Camera, Ettore Rosato di questa mattina a Omnibus. Rosato, che dunque esclude la possibilità che Calenda corra alle primarie Pd, afferma poi con forza l’intenzione del suo partito di non voler dar vita ad un governo nè con il centrodestra nè con il M5s. “Chi ha ricevuto dagli italiani il mandato a governare lo faccia e dimostri le proprie capacità”.
Intanto la minoranza va all’attacco del segretario uscente. Discutere se fare o no l’accordo con Cinque stelle è stata una trovata mediatica di Renzi “per i discutere un’altra cosa invece di quello di cui bisognava parlare: cosa fare dopo una disfatta storica. Si prova a parlare di questo per evitare una discussione su un risultato che è stato drammatico. E’ come buttare la palla il tribuna”. Va all’attacco il ministro della Giustizia Andrea Orlando, leader della minoranza Pd che sta chiedendo una gestione collegiale dopo le dimissioni di Matteo Renzi il giorno dopo le elezioni.
“Non considero i Cinque stelle il diavolo – dice Orlando, rispondendo ad un’altra domanda – hanno preso qualche qualche milione di voti nostri, ovvero di persone che votavano a sinistra, e non li regalerei al diavolo. Il problema sta nelle differenze politiche programmatiche con loro. Alcuni dicono: “ci hanno insultato”, ma anche quando fu fatto l’accordo col centrodestra non venivamo da uno scambio di cortesie in campagna elettorale. Il tema – prosegue Orlando – non è questo, è che ci sono distanze i tipo programmatico e politico che non consentono questo tipo di formula, si parla questo per evitare di fare una discussione su un risultato drammatico. “Non si tratta neppure di dare delle colpe della sconfitta – ha proseguito – io spero che le dimissioni di Renzi e del gruppo dirigente segnino l’avvio di una fase che dia un nuovo assetto, anche se questo non sarà risolutivo di per sè: bisogna riaprire un confronto coi nostri iscritti, con i militanti e provare a recuperare chi se ne è andato; poi discutiamo delle scelte istituzionali da fare”.
“La prima cosa non è l’assetto di governo ma che assetto diamo alla presidenza di Camera e Senato. Evitiamo assi privilegiati con i Cinque stelle e anche col centrodestra, si tratta di costruire, come in qualunque sistema proporzionale, una intesa ampia che coinvolga tutte le forze politiche e che dia a Camera e Senato presidenti che siano in grado di garantire tutti. Distinguiamo la questione istituzionale da quella della definizione degli assetti di governo”, ha detto ancora.
“La legge elettorale ci offre due punti di partenza: quello della coalizione uscita vincitrice e della forza politica uscita vincitrice. Solo il Presidente della repubblica può dare l’incipit”. E se il capo dello stato facesse capire che vede intesa Pd-M5S? “Quello che dice il capo dello stato – ha risposto Orlando – non può essere ignorato ma io non vedo le condizioni politiche programmatiche, non dobbiamo dirgli di ‘no’ ma spiegargli perché questo percorso è di difficile percorribilità, io credo di impossibile percorribilità”.
Intanto cerca di dispensare ottimismo l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi. “Il Pd – dice in un colloquio con Repubblica – è finito? No, non c’è nulla di irrimediabile in politica, c’è sempre un futuro. Non tutto è irrimediabilmente compromesso”.