Pesca a mosca. Lancio Radente (Y a Spillo): storia e innovazione tecnica
E’ un lancio velocissimo e immaginiamo di eseguirlo su di un piano fittizio che rappresenterà la superficie dell’acqua.
Si sviluppa partendo con un lancio all’indietro, che proietta la coda dietro al pescatore, con la canna che forma un angolo tra i 40/50° gradi con il piano dell’acqua.
La mano quindi si troverà ad un’altezza appena sotto la spalla, ma leggermente arretrata, per effetto di una leggera rotazione del busto nello stesso senso, il polso piegato all’indietro nella sua massima flessione e con la punta della canna orientata verso le ore 2/3 circa, con la coda quasi parallela al piano dell’acqua.
A questo punto per un brevissimo tratto iniziale con il polso bloccato il busto comincerà ad abbassarsi in avanti con una leggera rotazione in senso antiorario, il braccio, con il polso bloccato contemporaneamente cominceranno ad avanzare, in avanti.
Dopo questa piccolo tratto iniziale, il polso si sbloccherà e inizierà a ruotare con il braccio, che comincerà la sua estensione in avanti con un angolo di proiezione molto acuto rispetto al piano dell’acqua.
Alla fine del lancio, il braccio, polso e canna si troveranno molto bassi e in linea tra loro, ma in leggera angolazione con la superficie dell’acqua.
In questa fase il loop sarà già formato e risulterà già molto stretto, la coda verrà proiettata bassa in avanti, si svolgerà in linea con la canna e perfettamente parallela e bassa sull’acqua, generando un loop strettissimo che si allungherà in avanti mantenendo la sua forma a spillo fino alla fine del lancio.
La mano sx servirà a mantenere alta la tensione tenendo la canna carica fino all’ultimo istante e quindi, comincerà ad arretrare a polso sbloccato, la sua posizione iniziale è a un’altezza appena sotto lo sterno e scenderà fino al basso vita leggermente arretrata ad esso, generando cosi un “effetto fionda”.
Lo shooting dovrebbe venir rilasciato nell’esatto momento in cui la coda inizia la sua proiezione in avanti. La gestione dello shooting dipende molto da quel che si vuol fare del lancio, dell’esigenze del momento e da come si vuol posare il tutto (coda, terminale e artificiale).
Il Lancio Radente (Y a Spillo ) è nato in fiumi piccoli e infrascati, quindi ti permette di lanciare in ambienti molto infrascati e circoscritti, in veri e propri “tunnel” di vegetazione, dove a volte sei completamente circondo da essa.
Nel vecchio metodo di lanciare, con ”il radente” la coda veniva lanciata dall’alto verso il basso e si avvicinava alla superficie per caduta e nelle migliori delle ipotesi, si parallelizzava bassa sull’acqua solo all’ultimo momento, quindi tutto poteva essere, tranne un Lancio Radente, perché nella lingua Italiana il significato di radente è ciò che percorre una traiettoria che rasenta o sfiora una superficie: volo radente, tiro radente, ecc. ecc..
Qualsiasi altro tipo di lancio “radente”che non avrà queste caratteristiche, impropriamente dunque, è definito tale, significando che la coda nel lancio radente, dev’essere proiettata a radere l’acqua e NON avvicinarsi alla superficie per caduta.
Un pò di storia (e considerazioni).
per gentile concessione di Lorenzo Nogara
“…per la precisazione storica il lancio radente non lo ha inventato RP bensì un certo Sig. Ritz (lance burrasque) usato per combattere il vento e già nel secolo precedente, così come menzionato dallo stesso Ritz, molti pescatori usavano code leggere e canne corte pescando a secca. La stessa cosa sull’angolato: vedasi la rivista americana: FLY FISHING STRATEGY dove gli autori Doug Swisher e Dave Whitlock nei primi anni ’70 spiegano bene il concetto del lancio angolato e così la stessa Joana Wolff. Il Sig. Wolf invece pescava i salmoni con una 6,6 ma usava una coda del 6 WF. Poiché la pesca a mosca ha molta letteratura penso sia opportuno non soffermarsi a quella nostrana, seppur valida, ma aprire gli orizzonti fa bene alla vista e alla mente, ovviamente usando obiettività.
Lo dico subito: La TLT è la tecnica di Pragliola, la TLF e la tecnica di Ferraro.
A volte abbiamo una visuale ampliata sul soggetto, ma non riusciamo a vedere il dettaglio, ritengo che la differenza stia proprio nei dettagli.
Leggendo quanto scritto da alcuni mi pare ci sia un tantino di ignoranza storica nello scrivere certe cose. Prima di tutto va detto che l’angolato non l’ha inventato nessuno perché la geometria è nata prima del lancio, per cui tutte le proiezioni della coda in angolazione possono essere definite da chicchessia lanci angolati; anche perché una dizione definitiva di questa dinamica non esiste; anche perché non può essere codificata poiché troppe sono le varianti in gioco proprio con questa dinamica. Di angolato ne parlavano e scrivevano già molto tempo prima tale: Swisher e Richards e alcuni anni dopo una tale signora Johana Woolf parlava e scriveva di angolato (vedasi i suoi libri). Le canne corte e l’uso delle code leggere dell’1# e del 2# già erano utilizzate da alcuni pescatori Francesi che le usavano in velocità e con finali lunghi; a tal proposito per verificare quanto da me scritto è sufficiente leggere alcuni testi del mitico Charles Ritz. Tra l’altro va detto che un gesto manuale, anche se tecnico, non può avere diritti d’autore. Ogni persona in base alle leggi della geometria può chiamare una proiezione angolata come “angolato” ecc. Va
detto che ogni giorno la tecnologia, la scienza, la medicina ecc migliorano e si evolvono; così anche la pam. Certi concetti tecnici sul lancio che andavano bene 15 anni fa, oggi sono vetusti e superati, come sono superati i materiali e le performance. 20 anni fa era impensabile arrivare a fare quasi 30 mt. in pesca, oggi con il froller e l’utilizzo di code e canne specifiche questa distanza non è più tabù. Luigi, vuol far conoscere il suo modo di lanciare e pescare, che male ha fatto? Nessuno! Molti TLTisti pensano sia una copia della TLT e, erroneamente, pensano al plagio, ma vorrei ricordare che perché sia definito plagio tale gesto deve avere le stesse caratteristiche dell’opera reclamata. Purtroppo così non è perché nessuno effettua un lancio uguale all’altro semplicemente perché non siamo macchine ma uomini, quindi ogni lancio è unico e inimitabile. Chiudo per non essere troppo prolisso ma consiglierei gli “esperti” di lancio, di valutare prima di tutto l’aspetto tecnico espresso da Luigi non le parole, queste ultime si fanno scrivere e spesso sono male interpretate, i filmati e le foto invece restano.
Con l’intervanto dell’amico Lorenzo Nogara, pare chiaro che egli abbia voluto evidenziare la differenza tra le due tecniche di lancio e pare altrettanto chiaro che nessuno ha inventato nulla.
Voglio dire e precisare che con la mia tecnica non ho inventato il lancio radente, ma ho ideato, allo stato , un modo unico di eseguirlo secondo il suo vero senso, eseguendo il lancio radente con schemi motori diversi in base all’esigenza del momento di pesca.
Luigi Ferraro