Pescara. Continuano le indagini sulla morte di Alessandro Neri

“Ve lo chiedo in ginocchio: aiutatemi a trovare il colpevole. Vi prego, per favore, non fate che mio figlio sia morto invano. Vi chiedo di aiutarmi a trovare chi ha fatto questo a mio figlio. Non ho sete di vendetta, nessuno della nostra famiglia ce l’ha”. Così, in lacrime, Laura Lamaletto, mamma di Alessandro Neri, al termine della messa per il 29enne ucciso a colpi di arma da fuoco e trovato morto giovedì 8 marzo in un canale alla periferia di Pescara.

Intanto continuano le indagini sulla morte del giovane. La pista degli inquirenti si sarebbe focalizzata su una presunta faida familiare sull’eredità. Alessandro Neri apparteneva ad una ricca famiglia resa tale grazie all’attività e al proficuo patrimonio del nonno, Gaetano Lamaletto. È stato lui che nel corso degli anni ha permesso alla sua famiglia di raggiungere una condizione economica particolarmente privilegiata, che ha agevolato la vita di tutti i membri di quest’ultima. I parenti però non hanno saputo gestire questa grande disponibilità nel corso degli anni e con un atteggiamento di astio hanno più volte dato vita a dei contrasti molto profondi, fino a far sì che si creassero delle separazioni difficili da saldare. Ora si suppone che le ragioni della sua morte possano essere ricondotte proprio a questi profondi dissidi familiari, poiché molte erano appunto le liti che spesso vedevano contrapposte le varie parti. Le indagini sono aperte, nulla è stato dichiarato con assoluta certezza, ma una delle piste più accreditate per quanto riguarda il suo straziante omicidio ha a che fare proprio con le controversie familiari che da troppo tempo colpivano tutti loro. Attualmente non è possibile attribuire la responsabilità della sua morte a qualche parente, come già affermato, perché le analisi sul caso sono ancora in corso e non vi è una strada definita da poter seguire. Ciò che è certo è che il giovane è stato ritrovato qualche giorno dopo la scomparsa, l’8 marzo, alla periferia sud della città di Pescara, vicino al torrente Vallelunga e i vari accertamenti effettuati sul suo corpo senza vita hanno confermato le tesi che sin dal primo momento lasciavamo supporre che il ragazzo fosse stato ucciso da due colpi di pistola, uno alla testa e l’altro al torace.

“Vogliamo solo sapere la verità – ha aggiunto – è giusto che si sappia perché ce l’hanno tolto in un modo molto cruento. Ale riposa in pace, ma ha bisogno della verità anche lui. Non facciamo cadere il buio e le tenebre intorno ad Ale, la verità deve venire fuori. Non piangete la morte di Ale, dovete ridere, come a lui farebbe piacere; non fate che mio figlio muoia una seconda volta”.

La straziante richiesta della madre del giovane Alessandro è stata ovviamente accolta da tutti coloro che continueranno a condurre nel modo più opportuno e professionale le indagini, fino al momento in cui sarà finalmente svelata l’identità della persona che ha tolto la vita ad un giovane nel modo più riprovevole.

Filomena Iuliano

Redazione

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