Percorsi di specializzazione e formazione continua: il vero antidoto alla crisi del mercato del lavoro

Ad inizio 2018, per il mercato del lavoro italiano arriva la conferma di diverse buone notizie – il tasso di disoccupazione si riporta su valori prossimi a quelli del 2008 e l’occupazione torna finalmente a crescere anche tra i giovanissimi – ma anche quella della persistenza dei mali che da sempre affliggono l’economia nazionale, in primis il lavoro in nero, ancora oggi la realtà con cui si trovano a fare i conti più di 3,3 milioni di italiani, e poi quello precario, tornato nuovamente a crescere e giunto ormai a nuovi record storici.

Le previsioni di crescita per il paese rimangono positive: sulla spinta della ripresa internazionale, della crescita della produzione industriale e del boom delle esportazioni registrato lo scorso anno, il PIL italiano alla fine del 2017 si stabilizzava sul +1,5%, un valore maggiore rispetto alle attese e, soprattutto, superiore alla soglia psicologica del “più zero virgola”.

L’appuntamento più importante per il Bel Paese è senza dubbio quello delle elezioni politiche di marzo, che potrebbero confermare il percorso di riforme e rilancio dell’economia nazionale intrapreso negli ultimi anni, ma anche portare ad una nuova fase di instabilità del Governo e di stallo delle iniziative a sostegno dello sviluppo.

Di certo, complice il ritorno di un favorevole clima di fiducia a livello nazionale ed internazionale, le imprese italiane stanno di nuovo investendo, come dimostrato dagli ottimi risultati del Piano nazionale Industria 4.0, la serie di iniziative e di sgravi fiscali tesi ad incentivare la trasformazione digitale del comparto industriale italiano.

Il 2017 non è stato segnato solo dalla ripresa degli investimenti per l’acquisizione di nuovi apparati di produzione e tecnologie, ma anche da quella della spesa destinata allo sviluppo del capitale umano aziendale.

In particolare, confermando una tendenza già timidamente vista nel 2016, lo scorso anno è tornata a crescere la domanda di figure dirigenziali e di consulenze manageriali, un dato che conferma l’intenzione dell’imprenditoria italiana investire nuovamente in strategie di ampio respiro, che necessariamente richiedono il supporto di professionisti in possesso delle giuste competenze.

La netta ripresa dell’occupazione per le figure che operano ai piani alti del settore business – tra le più colpite dal boom di fallimenti e di licenziamenti degli anni della crisi – dimostra anche il ruolo essenziale che formazione e aggiornamenti professionali continuano a rivestire, anche in un’epoca in cui il luogo comune della scarsa utilità del “pezzo di carta” sembra essere tornato in auge.

Se da un lato la qualità dell’offerta formativa degli atenei italiani continua ad arrancare nelle classifiche internazionali – anche a causa di politiche a sostegno del mondo dell’istruzione senza dubbio migliorabili – cresce il prestigio ed il ruolo delle scuole che erogano corsi di specializzazione di alto livello.

Palese l’esempio delle Business School italiane che, nel caso degli istituti storici più accreditati, vantano oggi percorsi di studio e master riconosciuti come ottimi strumenti per apprendere nozioni specialistiche e sviluppare competenze pratiche nei vari ambiti in cui si articola il lavoro di dirigenti, manager e professionisti che operano nel settore delle consulenze.

Per comprendere le ragioni del successo di questo modello di insegnamento basta consultare la pagina di presentazione di un corso controllo di gestione di riconosciuto valore e giunto oggi alla sua 31a edizione.

La formula proposta da questa particolare tipologia di master – rivolta generalmente a laureati e professionisti in possesso di una ricca esperienza nell’ambito di riferimento – prevede l’alternanza di tradizionali lezioni frontali e di esercitazioni pratiche che ruotano attorno all’analisi di casi di studio, alla presenza di docenti qualificati, ma anche di rappresentanti del mondo dell’imprenditoria.

Ampio spazio, naturalmente, viene dato all’acquisizione di tutte quelle competenze operative che consentono al neolaureato di tradurre le proprie conoscenze in skill pratiche e ai professionisti già inseriti in un contesto aziendale di apprendere nuovi metodi di lavoro.

Formazione continua e costante ampliamento del proprio bagaglio di competenze si confermano come le strategie più vantaggiose per riuscire ad affermarsi in un mercato del lavoro sempre più complesso e competitivo, ma anche in grado di premiare quelle figure capaci di dimostrare versatilità, autonomia decisionale e perfetta conoscenza degli strumenti e delle metodologie operative.

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Redazione

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