Bruxelles. Pratiche commerciali sleali filiera agroalimentare, Caputo: “Qualcosa si muove”
“Una proposta di direttiva che riconosce, finalmente, che gli squilibri di reddito e di potere contrattuale nella filiera alimentare devono essere affrontati con urgenza, al fine di migliorare la posizione degli agricoltori che sono particolarmente vulnerabili alle pratiche commerciali sleali favorite dalla concentrazione in atto nell’industria e nella distribuzione alimentare”. Lo ha dichiarato Nicola Caputo, Parlamentare europeo del PD-S&D e membro della Commissione Agricoltura, a margine della presentazione della proposta di direttiva sulle, pratiche commerciali sleali nelle relazioni tra imprese nella filiera alimentare, illustrata dal Commissario all’Agricoltura, Phil Hogan.
“Vari Stati membri hanno già legiferato in materia – spiega ancora Caputo – servivano regole comuni contro comportamenti scorretti come, ad esempio, ritardi nei pagamenti, cancellazioni di ordini last minute per i prodotti deperibili o modifiche unilaterali e retroattive degli accordi presi. In Italia, per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti meno di 15 centesimi vanno a remunerare il prodotto agricolo, mentre il resto viene diviso tra l’industria di trasformazione e la distribuzione commerciale. Questo problema non è purtroppo affrontato nella proposta di direttiva della Commissione. I prezzi all’interno della filiera alimentare dovrebbero rispecchiare meglio il valore aggiunto dei produttori primari. Presenterò degli emendamenti affinché il processo di formazione dei prezzi al dettaglio sia il più trasparente possibile. La proposta – continua l’eurodeputato S&D – va migliorata anche relativamente alle denunce. Penso infatti che le organizzazioni professionali debbano fungere da piattaforma atta a consentire ai produttori primari di presentare senza timori denuncia dinnanzi a un’autorità competente in caso di presunte pratiche commerciali sleali. Infine – conclude Nicola Caputo – la questione dei “private labels” (prodotti di marca privata) che non viene considerata nella proposta della Commissione. Lavoreremo nelle prossime settimane alla integrazione della proposta della Commissione introducendo misure volte a evitare pratiche di concorrenza sleali nella commercializzazione di “private labels” da parte del settore della distribuzione”.