Corporation Multinazionali, Sinlai: “Ecco chi comanda davvero in Italia”

“Ad ogni elezione per il rinnovo dei membri di Camera e Senato si fa un gran parlare di chi sarà il prossimo Presidente del Consiglio e di come sarà composta la maggioranza parlamentare che lo sosterrà. In ogni angolo del Paese si affollano le più disparate teorie e si accendono le discussioni tra sostenitori dell’una o dell’altra classe politica. Movimento 5 Stelle, Lega, centro – destra; questi i papabili a governare le sorti dell’Italia per i prossimi 5 anni, almeno formalmente. Perché, in realtà, ai fautori di tali schieramenti sfugge che, in una situazione di liberismo assoluto e di totale assenza di ingerenza dello stato nell’economia, i governi sono esautorati di un gran numero di poteri ed attribuzioni. Ne deriva una situazione di confusione in cui l’unica norma che regola i rapporti tra le parti sociali è la legge del più forte; ciò determina l’inevitabile emergere di conglomerati multinazionali che, progressivamente, acquisiscono il controllo del Paese, transitando   per   una subordinazione della libertà del mercato del lavoro alla massimizzazione del proprio profitto”. Lo dichiara Giustino D’Uva, componente del Direttivo Nazionale Sinlai – Sindacato Nazionale Lavoratori Italiani.

“Tale situazione, propria del sistema liberal – capitalistico, fa in modo che gli Stati nazionali siano tenuti in scacco da parte delle Multinazionali, le quali, dietro la minaccia di spostare gli stabilimenti produttivi da un Paese all’altro, riescono ad ottenere, dai vari Governi, concessioni economiche, finanziamenti, sgravi fiscali, operando in barba a qualsiasi norma legale ed in direzione della completa de – sindacalizzazione e precarizzazione del lavoro. Senza contare che la concentrazione pressoché esclusiva dei profitti nelle mani di pochissimi gruppi economici e finanziari transnazionali distrugge inevitabilmente il tessuto della piccola e media impresa nazionale; sulla carta determinando una crescita dell’economia e degli scambi commerciali, ma di fatto contribuendo ad esacerbare le differenze e disuguaglianze sociali, tra ricchi che diventano sempre più ricchi e la classe media, che sta inesorabilmente diventando la fucina dei nuovi poveri”.

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Redazione

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