Impeachment, perché Mattarella non ha abusato della Costituzione
Non sarebbe facile in questo momento chiedere l’impeachment per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Manca, infatti il comitato parlamentare per i procedimenti di accusa, il soggetto istituzionale cui compete l”istruttoria’ del processo nei confronti del Capo dello Stato poi celebrato dalla Corte Costituzionale integrata da 16 cittadini. Il Comitato parlamentare per il procedimenti di accusa è composto da 44 membri: i 21 componenti della Giunta per le Autorizzazioni della Camera e i 23 della Giunta per le Elezioni e le Immunità del Senato. Mancando il governo, e quindi non essendoci ancora una maggioranza ed una opposizione, nessuna delle due Giunte è stata ancora costituita. C’è poi un altro problema: l’elenco dei 45 cittadini da cui estrarre a sorte i 16 giudici aggregati alla Consulta per il giudizio non c’è: il precedente è scaduto ed il Parlamento non ne ha votato un altro. Si potrebbe pensare a una ‘prorogatio’ , ma non c’è unanimità sulla percorribilità di questa strada.
Torna nel vocabolario della politica italiana, come spesso accade in momenti di crisi istituzionali, la parola “impeachment”. Si tratta della messa sotto accusa del presidente della Repubblica, previsto all’articolo 90 della Costituzione, in caso di alto tradimento o attentato alla Costituzione. “Il Presidente della Repubblica – recita la Carta – non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri”.
In Italia, c’è da dire, il verdetto finale non spetta neanche al Parlamento bensì alla Corte Costituzionale e mai, pur essendo stato più volte evocato – con Giovanni Leone, Francesco Cossiga e Giorgio Napolitano – ha visto completare il suo complicato percorso.
Ecco qual è:
1) Viene presentata – sostenuta da tutto il materiale probatorio – una richiesta di messa in stato d’accusa al presidente della Camera che poi trasmette il materiale ad un Comitato formato dai componenti della giunta per le autorizzazioni a Procedere di Senato e Camera.
2) Ove stabilita la legittimità dell’accusa dopo un verdetto votato a maggioranza, viene presentata una relazione al Parlamento riunito in seduta comune.
3) Il ‘dossier’ a questo punto può essere archiviato o posto in votazione nell’Aula riunita sempre in seduta comune che deciderà sull’autorizzazione a procedere.
4) Nel caso in cui non siano avanzate richieste di ulteriori indagini, si apre la discussione sulla competenza parlamentare dei reati imputati. Se la relazione propone la messa in stato d’accusa, il voto è a scrutinio segreto e la destituzione scatta solo se si raggiunge la maggioranza assoluta.
5) La questione passa infine alla Corte Costituzionale che, coadiuvata da sedici giudici aggregati estratti a sorte, potrà – dopo un vero e proprio processo – emettere la sentenza inappellabile.
(ANSA)