Napoli. Carceri, Ronghi: “Riforma csx è ‘svuotacarceri'”

“Mentre il centrosinistra ha tentato, senza avere il coraggio di farlo, di approvare una riforma che, in realtà, è un provvedimento “svuotacarceri”, un nuovo Governo di centrodestra dovrebbe mettere mano ad una seria riforma dell’ordinamento penitenziario che punti a creare lavoro vero per gli ex detenuti che vanno reinseriti nella società”.

E’ quanto ha affermato il Segretario federale di “Sud Protagonista”, Salvatore Ronghi, intervenendo ai lavori del confronto pubblico sul tema  “Dalla cella ‘0’ all’integrazione sociale degli ex detenuti”, che ha aperto il ciclo di confronti che il movimento politico terra’ sui principali temi sociali del Paese.

Hanno partecipato all’iniziativa il Presidente dell’Associazione “Gruppo Idee”, Luigi Ciavardini, il Presidente dell’Associazione ex Detenuti ed autore del libro “Cella 0”, Pietro Ioia,  il portavoce cittadino di “Sud Protagonista”, Luigi Ferrandino, il Presidente del Centro Nazionale sportivo nazionale “Fiamma”, Antonio Arzillo.

“La legge n. 103 del 23 giugno scorso, voluta dal Governo uscente, punta, apparentemente, su obiettivi condivisibili, quali l’incremento delle opportunità di lavoro retribuito, intramurario ed  esterno,  nonché  sulle attività  di  volontariato individuale  e  di  reinserimento  sociale  dei   condannati,  ma, in realtà non fa altro che facilitare forme di lavoro a nero dei detenuti utili solo ad uscire dalle carceri ma non a garantirne il vero reinserimento lavorativo e sociale”– sottolinea Ronghi – per il quale “è fondamentale affrontare la riforma dell’ordinamento penitenziario anche nell’ottica di migliorare le condizioni lavorative, oggi, impossibili, della Polizia penitenziaria, che svolge un ruolo fondamentale anche come detonatore delle tensioni sociali nelle carceri”.

“La nostra società deve superare il pregiudizio per il quale un ex detenuto non è degno di essere reinserito nella società perché l’art. 27 della nostra Costituzione sostiene il contrario e uno degli obiettivi fondamentali della pena è proprio il reinserimento sociale” – ha detto Ciavardini – per il quale “occorre puntare sulle attività delle cooperative che, ad oggi, offrono percorsi di formazione e lavoro utili al raggiungimento di tale scopo, e puntare sull’istruzione e sulla formazione negli istituti penitenziari finalizzati soprattutto ai lavorati tradizionali ed artigianali di cui la nostra economia ed il nostro Paese ha tanto bisogno anche per ritrovare la propria identità e le proprie tradizioni”.

“La riforma proposta dal Governo di centrosinistra somiglia ad una amnistia mascherata e ha certificato il fallimento dello Stato nella gestione dell’ordinamento penitenziario e nel perseguimento dello scopo rieducativo della pena, obiettivo che, particolarmente nel carcere di Poggioreale, viene totalmente vanificato da condizioni di vita disumane, determinate dalla presenza di un numero di detenuti che va ben oltre il consentito”  –  ha sottolineato Ferrandino.

“Nel mio libro ho raccontato della cosiddetta ‘Cella 0’ del carcere di Poggioreale, dove i detenuti, ed è in corso un procedimento penale, sarebbero stati vittime di violenze” – ha detto Ioia – per il quale “bisogna puntare sulla nostra Costituzione che prevede l’umanità nella esecuzione della pena e la rieducazione della stessa. Ad oggi, sono insufficienti gli strumenti per il reinserimento lavorativo e sociale degli ex detenuti perché, se è vero che si investono molte risorse per la formazione nelle carceri, è anche purtroppo vero che, una volta tornati in libertà, i detenuti non trovano lavoro. Andrebbe, invece, incentivata una formazione collegata al mondo delle imprese e che garantisca l’assunzione degli ex detenuti da parte di esse”.

“La gestione dei beni confiscati alla camorra e l’agricoltura sociale possono essere un importante volano occupazionale per detenuti ed ex detenuti, come dimostra la nostra esperienza che è iniziativa con i minori e sta proseguendo con i detenuti che hanno un residuo di pena non superiore a quattro anni – ha detto Arzillo – per il quale “occorre puntare su questi due settori che aprono interessanti prospettive lavorative, particolarmente in Campania dove c’è una forte concentrazione di beni confiscati e di terrenti agricoli”.

Redazione

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