Napoli. Musica, Jovine lancia il nuovo singolo: “Puortamecute”

Arriva domani, in esclusiva su Spotify, “Puortamecute”, il nuovo singolo di Jovine. A un anno dall’uscita dell’ultimo album, la band scopre il fascino della musica soul trap, senza abbandonare il reggae napoletano, chiave di volta del loro percorso artistico. “Puortamecute” è una sperimentazione vocale e melodica ma anche un progetto tutto nuovo, capace di mescolare insieme i linguaggi della musica con quelli della narrativa, delle arti grafiche e dello street reading. In concomitanza con l’uscita del brano, da domani 25 maggio sarà lanciato l’hashtag #Puortamecute e il reminder della data del 1 giugno, quando il videoclip del brano apparirà sul canale Youtube di Jovine. Il progetto Puortamecute, prodotto da Massimo D’Ambra, si avvale della collaborazione con lo scrittore Luca Delgado che ha curato la narrazione della canzone attraverso le storie di quattro personaggi immerse nelle atmosfere della musica trap.

“Puortamecute” è una dichiarazione d’amore per la città di Napoli ma è anche una preghiera rivolta a chi va via dalla periferia in cui è cresciuto. Il nuovo singolo di Jovine è un racconto, cantato attraverso quattro storie diverse, ciascuna delle quali portatrice di un messaggio. Partendo da Napoli e approdando in luoghi anche molto lontani, le quattro storie propongono una panoramica sul nostro tempo, offrendo spunti per raccontare delle esperienze dell’artista nella sua città, del dramma della Terra dei Fuochi e del disagio giovanile, delle violenze di genere e degli abusi nel mondo dello spettacolo, della migrazione, dell’integrazione e dei diritti di cittadinanza.  Queste quattro storie diventeranno un omaggio di Jovine al popolo napoletano in vista del 1 giugno.

“Il progetto Jovine si è sempre distinto per la sua anima reggae, che noi continuiamo a mantenere, ma adattandoci alle nuove sonorità dei nostri tempi – racconta il cantante e musicista Valerio Jovine –. La sfida che adesso ci sentiamo di cogliere è quella di inserire messaggi forti, come il contrasto alla xenofobia e alle violenze di genere, dentro un nuovo sound. In passato, siamo stati i primi ad inserire il napoletano nel reggae; oggi proviamo a inserire il reggae e il napoletano dentro la trap. Vogliamo rivolgerci soprattutto ai ragazzi che in una città come Napoli difficilmente riescono a identificarsi e far propri determinati valori. E allora, la trap che tanto gli piace finisce per parlare di cose futili, di donne da conquistare, di soldi facili e potere. Nei quartieri popolari sembra non esserci un orizzonte né un percorso da seguire che abbia una strada tracciata. Io vengo da una periferia di Napoli, Pianura, e voglio raccontare ai ragazzi di oggi che si può scrivere un destino diverso da quello delineato dal proprio quartiere ma senza mai abbandonare l’amore per il territorio in cui si vive. Poi c’è il tema del viaggio, c’è la storia dei giovani italiani che tornano ad essere migranti per la precarietà, c’è il racconto di chi muore in Terra dei Fuochi, delle donne che subiscono abusi nel mondo dello spettacolo e degli stranieri-italiani a cui nessuno ha ancora riconosciuto la cittadinanza.  Sullo sfondo, una Napoli vera e bellissima, quella che dovremmo raccontare e portare sempre con noi, ovunque andiamo”.

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Redazione

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