Agro aversano. Villano: “I sindaci eletti puntino a profili alti”
«Cari amici, amiche, dopo una lunga ed estenuante campagna elettorale, intervengo solo ora perché a mente fredda e riposata si ragiona meglio e non solo perché amo questo meraviglioso territorio, la sua gente, lo stile di vita sobrio e rigoroso e quell’amore per il lavoro e l’intraprendere al quale sono stato educato, ma anche per evidenziare le esigenze di un ritorno della politica alla dimensione del territorio. La politica ha bisogno di ritornare tra la gente per lasciarsi interrogare e stimolare». E’ quanto dichiara Cesario Villano, referente agro aversano-atellano di Campania libera.
«Non ci sarà una stagione nuova per la politica, se non si uscirà e se non ci si rimescolerà con le persone, se non si apre un confronto nuovo con le giovani generazioni, se non si coglie la saggezza degli anziani, le sensibilità e le aspirazioni delle donne. È nel territorio che si colgono i problemi delle famiglie, del lavoro, degli imprenditori, del mondo contadino e rurale. E si colgono anche le esigenze di coloro che sono venuti da fuori e che si sono stabiliti tra noi per lavorare e avere una vita dignitosa. È qui che maturano le nuove forme della relazione sociale, del volontariato e dell’impegno per gli altri. Durante la campagna elettorale, partecipando a molti incontri, parlando con le donne, uomini e soprattutto con i giovani, ho ricevuto un crescente numero di domande esigenti: quella di una buona politica, intesa come ricerca del bene comune, come capacità di interpretare e rappresentare i bisogni delle persone, di orientare il nostro Paese verso traguardi nuovi e innovativi e verso una maggiore coesione sociale; quella dell’apertura di nuovi spazi di partecipazione e l’esigenza di molte persone di poter contare di più e di non lasciare in poche mani le decisioni che riguardano il nostro presente e il nostro futuro; quella che chiede di dare corpo e sostanza a un vero processo riformatore che modernizzi il territorio e lo renda in grado di reggere le sfide della globalizzazione, dell’interdipendenza economica e soprattutto sappia governare i profondi mutamenti sociali, morali ed etici che attraversano la nostra società. Tornare al territorio, ai bisogni delle persone e delle famiglie è indispensabile per costruire un reale percorso di innovazione del fare politica, una politica che coglie i problemi, ma che non si chiude negli stretti confini di un localismo ripiegato su se stesso e preoccupato solo di creare nuovi confini, ma che accolga senza se e senza ma il malessere non solo percepito ma sentito dalla gente, applicando la politica del fare e non quella del proclamare. Dulcis in fundo, dico ai sindaci eletti di puntare ad un profilo alto, il territorio ha bisogno di competenza, capacità e devozione al lavoro».