Autodemolitori, Di Stefano e Antonini al sit-in permanente sotto la Regione Lazio

“Abbiamo partecipato al sit-in permanente degli autodemolitori in corso alla Regione Lazio, per chiedere al governatore Zingaretti giustizia per questi lavoratori, a cui espropriano le attività e per i quali non creano le condizioni per riorganizzare e rilanciare le proprie attività, con un danno enorme per i dipendenti, i proprietari e gli utenti finali, ossia i cittadini”. Così Mauro Antonini, responsabile del Lazio per CasaPound Italia, e il segretario nazionale di CasaPound Italia, Simone Di Stefano, si sono recati alla manifestazione in corso sotto la sede della Regione Lazio.

“Gli autodemolitori – spiegano Antonini e Di Stefano – stamattina hanno avuto un incontro con Massimo Valeriani, assessore Politiche abitative, Urbanistica, Ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero, che si è risolto in un nulla di fatto. La situazione è grave: non è stata proposta un’alternativa alla scadenza delle concessioni del 28 luglio, data a partire dalla quale si troveranno in mezzo ad una strada e senza lavoro”.
Il sit-in di protesta non è autorizzato. Non sono mancati momenti di tensione tra gli appartenenti alla categoria e le forze dell’ordine. Anche nei giorni scorsi ci sono stati alcuni scontri. Il clima è incandescente perché il 30 giugno sono scadute le proroghe concesse alle officine di autodemolizione del comune di Roma. Sono state raccolte circa duemila firme per la petizione lanciata per chiedere la definitiva delocalizzazione delle attività di autodemolizione attualmente nell’area del Parco archeologico di Centocelle, “in verità ancora ben lontano dall’essere realizzato. La normativa europea vorrebbe tali attività localizzate preferibilmente in aree industriali lontane dai centri abitati, e questo spiega la petizione – commenta CasaPound – ma il Comune non ha ancora deciso dove ‘deportare’ gli sfascia carrozze, come li chiamiamo a Roma”.

“La Raggi – spiega CasaPound – ha semplicemente deciso di non rinnovare l’autorizzazione alle officine. Ma al contempo non sono state ancora individuate le nuove aree per delocalizzare le attività. Il danno non è soltanto per i lavoratori ma anche per i clienti, ossia i cittadini comuni, che non sanno come fare con le loro automobili. Stiamo parlando di migliaia di lavoratori che rischiano di perdere il lavoro. Per non parlare dell’indotto economico che ruota intorno alla rottamazione delle automobili. Insomma – conclude la nota di CasaPound – siamo all’ennesimo pasticcio in salsa 5 Stelle (e Pd), ancora una volta ai danni dei cittadini e di chi lavora”.

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Redazione

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