Case Popolare in Campania, associazioni di categoria: “Necessaria riforma ma senza cancellare edilizia pubblica”

In questi giorni, a seguito di un emendamento proposto dal Presidente della Commissione Finanze del Consiglio regionale on. Franco Picarone in merito alla liquidazione degli IIAACCPP della Campania e allo smobilizzo del patrimonio pubblico, si sta scatenando una campagna di stampa fatta di allarmismi inutili e assolutamente ingiustificati nonché fondati su notizie non veritiere e il cui scopo, francamente, sfugge ad ogni razionale comprensione“. Lo dichiarano le associazioni di categoria SUNIA, SICET, UNIAT e ASSOCASA.

La riforma degli IIAACCPP della Campania, avviata con la legge finanziaria 18/01/2016 n. 1, pensata allo scopo di riorganizzare e razionalizzare la gestione del patrimonio pubblico in Campania con la creazione di un’azienda pubblica articolata in dipartimenti provinciali e con l’obiettivo di rilanciare l’edilizia pubblica, razionalizzando la gestione dell’esistente previa approvazione dei vari regolamenti (criteri di assegnazione degli alloggi, definizione di una nuova disciplina dei canoni di locazione, l’uso del patrimonio l’autogestione, la vendita del patrimonio nel rispetto della Legge 560/1993 e del DM 25/05/2015). Negli ultimi giorni, la riforma dell’ERP si sta trasformando in un qualcosa di diverso : si sta affermando sempre con maggiore forza un tentativo di smantellare l’edilizia pubblica attraverso uno smobilizzo generale del patrimonio al di fuori di ogni norma e in contrasto con i principi stabiliti dalla Conferenza Stato Regioni, operazione fatta precedere da notizie e informazioni assolutamente false, diffuse solo allo scopo di accreditare una realtà fatta di sprechi, perdite di bilancio e dissesti. E’ quantomeno sospetto che la RAI e qualche giornale, che pur interessati dalle OOSS degli utenti, non hanno mai voluto occuparsi di queste vicende, improvvisamente divulgano notizie di cui si ignorano le fonti, visto e considerato che, a dispetto della normativa sulla trasparenza, non è stato pubblicato nessun rapporto sullo stato degli Istituti che, dalle notizie fatte trapelare dagli enti interessati, sono molto diverse da quelle pubblicate. Si stanno facendo circolare notizie assolutamente infondate su presunte situazioni debitorie degli IIAACCPP, notizia assolutamente priva di fondamento come è facile verificare presso gli uffici finanziari degli Istituti. Si confonde una situazione di sofferenza per la morosità dell’utenza che, tra l’altro andrebbe correttamente analizzata in quanto frutto, spesso, di situazioni gestionali del passato ( canoni post terremoto, canoni non riscossi, per esempio, delle Vele, quando erano in gestione all’IACP; canoni d’uso erroneamente contabilizzati che andrebbero rivisti a seguito di regolarizzazione dei rapporti di utenza). E’ strano che chi dovrebbe conoscere la verità si unisce al coro di chi, chissà per quali interessi, oggi cerca di accreditare una realtà fallimentare. Un po’ come succedeva qualche anno fa allorché si doveva accreditare la gestione privata del patrimonio comunale a Napoli e sappiamo come, poi, è andata a finire. Le OOSS degli inquilini ritengono assolutamente inopportuno l’emendamento presentato dal Presidente della Commissione Finanze della Regione che, di fatto, mette una pietra tombale sulla possibilità di riformare l’ERP in Campania e crea i presupposti per un indiscriminato smobilizzo del patrimonio che non è solo quello degli Istituti Case Popolari, ma anche quello dei Comuni che potrebbero essere incoraggiati a svendere il patrimonio pubblico solo per fare cassa, in barba al vincolo di destinazione dei fondi per il recupero e nuovi programmi di edilizia pubblica. Evidentemente gli autori di tale disegno ignorano le condizioni di invivibilità e degrado in cui versa la gran parte del patrimonio pubblico. Chi pensa ad una operazione di cartolarizzazione delle case popolari evidentemente è alieno dalla realtà campana e napoletana. Da circa 30 anni circa 45.000 alloggi sono nei piani vendita degli Enti. Ad oggi sono stati venduti solo 5/6000 alloggi in tutta la Regione, questo sta a significare che, oltre alla mancanza di volontà, ci sono ragioni obiettive che chi amministra la Regione ben dovrebbe conoscere. Pertanto le Organizzazioni degli inquilini e assegnatari chiedono il ritiro dell’emendamento e l’avvio di un confronto con tutte le parti sociali per discutere, acquisendo la necessaria documentazione sullo stato degli Enti e del patrimonio pubblico, del concreto e proficuo avvio della riforma nel rispetto dei principi della legge regionale 1/2016“.

Redazione

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